FUSIONE  E COLATA  DI BRONZO IN STAMPO

 

ai Laghetti di Frassenè Agordino

 

13 Agosto 2011

 

Il giorno 13 agosto, presso il Parco Laghetti di Frassenè Ag.no, si è svolta la prima edizione di “Vallinfiera”, ovvero la prima sagra di tradizioni, spettacoli, sport e cultura delle vallate agordine.

             L’idea della sua realizzazione è nata dalla Consulta Giovanile Agordina “ALTRAVOCE”, che insieme a vari gruppi locali si è impegnata nella organizzazione delle diverse attività.

Non poteva mancare quindi in quella giornata, la partecipazione del Gruppo Archeologico Agordino ARCA, che ha organizzato sia una conferenza sull’origine della metallurgia nella pre-protostoria, sia dimostrazioni di fusioni di metallo realizzate con tecnologie ‘preistoriche’, utilizzando come materiale di fusione la lega di rame e stagno, cioè il bronzo.

Questa manifestazione avrebbe potuto, e dovuto, svolgersi all’ interno del sito minerario di Valle Imperina, con annessa una serie di eventi strettamente connessi al mondo minerario nell’ intero arco della giornata; purtroppo a causa di una cattiva comunicazione tra la Consulta Giovanile e il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi si è dovuto abbandonare il progetto iniziale e cercare un'altra collocazione. Per fortuna la ricerca è stata breve, perché l’entusiasta gestore del Parco Laghetti ha offerto la totale disponibilità ad accogliere l’evento nel bellissimo e verde spazio dei laghetti di Frassenè. 

 

Erano presenti all’ evento una ventina di espositori: tra questi c’erano sia stand con prodotti artigianali e gastronomici locali, che stand dedicati alla promozione del territorio, che Gruppi e rappresentanti delle Pro Loco, anche del Trentino.

 I visitatori potevano scegliere tra le numerose proposte: hanno dato un tocco originale all’intero evento i ponti tibetani allestiti fra gli alberi, la possibilità di provare l’ arrampicata su parete seguiti da guide alpine, i giochi per bambini, l’attività del fabbro che forgiava oggetti in ferro e, per la prima volta rivolta al pubblico, la fusione e colata sperimentale di metallo in stampo.

 

ARCA

A VALLINFIERA

 

L’esperienza accumulata nei vari anni di pratica dai soci del Gruppo e il recente interessamento di alcuni giovani iscritti alla ricostruzione sperimentale degli antichi metodi di fusione, ha portato ARCA a compiere la sua prima dimostrazione in pubblico. Ricordiamo che il Gruppo, nel tempo,  non si è limitato solo agli esperimenti di fusione di metallo, ma con pazienza e volontà, si è impegnato a divulgare e insegnare le proprie conoscenze a chi dimostrava curiosità e interesse. Inoltre, negli ultimi anni si è dedicato intensamente anche allo studio e alla pratica  archeometallurgica, cioè alla ricostruzione sperimentale dei metodi pre-protostorici di fusione del minerale cuprifero.

Per tornare a Vallinfiera, dopo alcune prove avvenute nei mesi precedenti ed eseguite da noi giovani apprendisti stregoni sotto la guida dei soci più esperti, si è iniziato a trasferire tutto il materiale necessario e a montarlo al Parco Laghetti il giorno prima della Fiera. Lo stand era composto da due gazebo, un tavolo con materiale informativo, la piccola mostra di minerali e le ricostruzioni sperimentali, cioè un focolare con i relativi ugelli e mantici in pelle,  tanti attrezzi da lavoro in legno e ceramica, materiale tutto costruito dal Gruppo.

 

 

CRONACA

DELLA GIORNATA

di sabato 13 agosto,

prima edizione di

VALLINFIERA.

 

La giornata è illuminata da un bel sole e, una volta terminato di posizionare tutti gli oggetti e gli strumenti, si è deciso di dare il via alla prima fusione intorno alle ore 15. Nel frattempo, per tutta la mattina, ci si è dedicati a informare i passanti e i curiosi sulle attività del Gruppo e in generale sulle fusioni di metallo.

All’avvicinarsi dell’ ora concordata si è acceso il fuoco nel focolare con legna secca tagliata a listelli e si è poi collocato il primo carico di carbone.

 

Dopo  quasi un’ora di azione dei mantici a mano, per soffiare aria e portare  così il focolare in temperatura con carbone ardente, tutto è pronto per la collocazione al centro del fuoco del crogiolo pieno di frammenti di bronzo, lega da noi preparata in precedenza.

Da qui in avanti i mantici non si sono più fermati per ben quaranta minuti. Soffia e soffia, le persone incuriosite e interessate si sono accalcate sempre più intorno a noi. La prima fila, dietro alla linea di sicurezza, è composta da tanti bambini incantati dal crepitio dei carboni e dallo strano evento mai visto. Ad un certo punto abbiamo persino l’onore di esser ripresi da Irene di Telebelluno per il programma Voci di Valle, che dopo alcune interviste e riprese del resto della Fiera, ha filmato la nostra prima colata di metallo fuso mostrata al pubblico.

Ed eccoci arrivati al momento fatidico:

Il bronzo è ormai un liquido incandescente, i carboni sono di un bianco accecante attorno e dentro al crogiolo di ceramica ormai così caldo da esser al color rosso. L’operatore al mantice, sudato e contento, dà le ultime soffiate; viene  deciso che è tempo di effettuare la colata nello stampo preparato e riscaldato precedentemente.          

  Sono momenti di tensione: colui che deve colare il metallo liquido,  una volta tolto dal fuoco il crogiolo immanicato, deve aspettare che un suo compagno ripulisca la superficie del fuso da eventuali carboni residui, per poi versare nello stampo, con movimento sicuro ma calibrato, il metallo che si trova a 1200 gradi di temperatura.

Tutto questo si svolge in pochi secondi. Le mosse sono veloci, istintive, accompagnate da frasi concitate e anche da qualche piccola imprecazione. Il metallo liquido entra finalmente nello stampo ma, similmente ad una piccola barca, un carbone galleggiante sul metallo, scappato all’atten- zione dell’ operatore, viene trasportato dal flusso del liquido sin dentro il piccolo imbuto, tra le valve.

Il momento di tensione è finito, la colata è conclusa. Un applauso nasce spontaneo dal pubblico, insieme ai complimenti: è pur sempre la prima fusione in pubblico dei nuovi ‘metallurghi in erba’. Bisognerà aspettare qualche minuto per aprire lo stampo, abbiamo visto il carboncino entrare nel piccolo imbuto, possiamo solo sperare che non abbia tappato lo stampo e quindi impedito il completo afflusso del metallo al suo interno.   

                    

La curiosità è grande, sia da parte nostra che da quella del pubblico che ha seguito le nostre azioni con grande interesse. Con una piccola leva si aprono le due valve e con un ulteriore movimento si capovolge e si sposta dalla sede una delle due parti.

             Una grande ovazione  si alza dai  presenti, anche se l’ascia che stavamo aspettando è riuscita solo parzialmente: il carbone alla fine è entrato e ha tappato il flusso del metallo, la prima colata è comunque riuscita  … a metà. Le cause che hanno portato a questo successo solo parziale   sono sicuramente la scarsa quantità di metallo nel crogiolo e quindi la maggiore difficoltà nel togliere i carboni da esso.

Le due fusioni successive a questa sono andate molto meglio, sono state realizzate una bella ascia completa e una punta di freccia, ma la parte migliore è avvenuta col calare del sole e l’arrivo del buio.

Verso le ore 21 il focolare è ancora bello caldo, un altro operatore ai mantici comincia a soffiare grandi quantità d’aria sul carbone rendendolo incandescente in pochi minuti. L’aria diventa bollente, migliaia di schegge di carbone incandescenti danzano nell’aria crepitando, anche volando a distanza di metri dal focolare. La gente meravigliata dallo spettacolo fissa i ragazzi che, coordinati in modo efficiente fra di loro, lavorano anche senza illuminazione artificiale ma con la luce che proviene dai carboni e diffonde un alone rossastro sui visi sudati e arrossati dal calore.

Dopo quella descritta, sono state effettuate altre tre fusioni di bronzo: con le prime abbiamo prodotto due esemplari di punta di freccia grezzi e con delle imperfezioni, ma l’ultima fusione della serata ha regalato a tutti una bella ascia dai riflessi bronzei.

           Fra gli applausi e le strette di mano, il focolare si prepara al suo lento spegnimento, che dura, dopo la messa in sicurezza e le sistemazioni per la notte, ben otto ore; solo dopo ha raggiunto una temperatura che ne ha permesso il trasporto.”

 

L’esperienza avuta a Vallinfiera, l’immersione in quel contesto e in quel territorio ha sicuramente portato grandi emozioni ai presenti, soprattutto a  quelli tra di loro più interessati che, inoltre, han potuto trovare altre persone con tanta voglia di confrontarsi ed imparare.

La manifestazione Vallinfiera è riuscita come meglio non poteva: sicuramente il prossimo anno potrà crescere e aprirsi a più persone, dato che ha mostrato alla gente dolomitica aspetti della ricchezza culturale, storica e ambientale rimasti un poco nascosti nella semplicità e bellezza che contraddistingue ogni piccola grande valle delle nostre Dolomiti.                                                   

               Manuel Conedera

                Ivan Minella

 

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