La miniera di rame del Sass Negher

di VALBONA (Valle di Garés)

 

 

                                                                                        

 

 

COMUNICAZIONE MINERALOGICA

       di  Paolo Nimis, Paolo Omenetto, Gilberto  Artioli

        del Dipartimento di Geoscienze, Università di Padova

tenuta da Paolo Nimis 

in occasione del Convegno

 ‘L’ARMONIA TRA UOMO E NATURA NELLE VALLI DOLOMITICHE

 Agordo, Sala Tamis, 12 - 13 novembre 2010

 

 

La presente nota  sintetica,

relativa alla

COMUNICAZIONE,

è a cura di Paolo Nimis

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           Nell’area compresa tra l’alta Valle di Garés e la Valle di S. Lucano si ritrovano alcune piccole manifestazioni metallifere con minerali di rame, in forma di vene e impregnazioni nelle rocce vulcaniche medio-triassiche o nei calcari immediatamente sottostanti. Gli studi effettuati negli anni ’60 hanno dimostrato che si tratta di mineralizzazioni senza interesse economico, almeno per i canoni moderni. Tuttavia, numerose indicazioni storiche, per lo più riferibili a documenti della Repubblica di Venezia (richieste e concessioni di investiture, notifiche e relazioni dei Deputati alle Miniere) e in parte riprese anche in queste note (v. Notizie Arca nn. 5 e 17), testimoniano che attività minerarie per ricerca ed estrazione di rame siano esistite in questi luoghi a partire almeno dal XVI secolo, fino probabilmente alla metà del XVIII secolo.

Nell’estate del 2010, è stata da noi esplorata un’antica galleria mineraria localizzata a q. 1880 sul versante occidentale del Sasso Negro (Sass Negher), presso Malga Valbona. Questa galleria era stata discussa ampiamente da un punto di vista storico da Della Giacoma & Fiocco (“Le Miniere in Valle del Biois”, Grafica Sanvitese, 2007), ma non era mai stata descritta da un punto di vista scientifico.

Dati preliminari sui caratteri della mineralizzazione e una prima discussione sulle loro implicazioni storiche sono stati finalmente riportati in un nostro recente lavoro (Nimis et al., in “L'armonia fra Uomo e Natura nelle Valli Dolomitiche”, Aracne Ed., 2011), di cui si sintetizzano qui i risultati principali. 

La galleria è facilmente percorribile per una trentina di metri fino ad un abbassamento allagato. Tracce di una mineralizzazione cuprifera, in forma di incrostazioni di ossidati e di disseminazioni e venette di solfuri, si ritrovano sia sulle pareti della galleria che, con caratteristiche analoghe, nel detrito alla base della parete rocciosa.           La mineralizzazione, di chiara origine idrotermale, è ospitata in una breccia costituita da frammenti di roccia vulcanica cementati e in parte sostituiti da prevalente calcite. L’esame di una dozzina di campioni ha evidenziato la presenza di calcopirite e bornite come minerali metallici principali (Fig. 2 e Fig. 3), con minori quantità di altri solfuri e solfosali di rame (calcocite, tetraedrite) e di galena. In quantità decisamente subordinate compaiono sfalerite, pirite e magnetite, e sono inoltre presenti tracce di solfuri e solfoarseniuri di nichel. A livello microscopico, tra i minerali di origine secondaria sono stati osservati covellina, cerussite, carbonati di rame, crisocolla e ossidi di ferro.

 

 

Nell’insieme la mineralizzazione appare pertanto dominata da minerali piuttosto ricchi di rame (bornite: 65% in peso di Cu; calcopirite e tetraedrite: ca. 35% Cu; calcocite: 80% Cu) ed è abbastanza povera di pirite e di minerali di altri metalli base, comunemente associati al rame, quali piombo e zinco. La mineralizzazione del Sasso Negro è quindi sostanzialmente dissimile dalle manifestazioni piritose più o meno cuprifere, piuttosto diffuse in analoga posizione stratigrafica sia in questa stessa area (cfr. la poco distante miniera delle Cesurette, altresì nota come Bus de Stol) che in aree limitrofe. Le differenze riguardano sia il tipo di associazione mineralogica (calcopirite + bornite invece di pirite ± calcopirite) che il tenore in metallo, che poteva essere stato verosimilmente abbastanza elevato nelle porzioni effettivamente coltivate. Tutto fa pensare che, seppur per un tempo relativamente breve viste le modeste dimensioni del giacimento, la miniera potesse essere piuttosto redditizia. Ciò appare in accordo con le diverse indicazioni storiche che attestano effettivamente di un’ attività mineraria abbastanza fortunata, almeno per un certo lasso di tempo, proprio in questa particolare area del territorio agordino.               

                              

 

Paolo Nimis

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