-notizie-                       NOVEMBRE   2006       16                                                  

QUARTA CAMPAGNA

 DI SCAVO AL RIPARO COLAZ:  U L T I M O  A T T O

                                                                                                        

                                                                                                                                                         

 

Nel luglio 2006, dal 18 al 29,  è stata portata a termine la quarta e ultima campagna di scavo al riparo Colaz, in Val del Mus. 

            Anche quest’anno, determinanti ai fini della realizzazione dell’indagine scientifica sono stati i contributi finanziari della Regione Veneto, della Comunità Montana Val Belluna e dell’Ente Parco Dolomiti Bellunesi: il Gruppo ARCA ringrazia vivamente gli enti citati.

La direzione scientifica è stata condotta, come negli anni scorsi, dalla dott.ssa Elodia Bianchin Citton e quella tecnica dal dott. Italo Bettinardi; è stata effettuata anche una perizia geomorfologica da parte del dott. Claudio Balista a cui ne farà seguito un’altra in primavera; la dott.ssa Anna Fiume ha eseguito disegni riguardanti le sezioni della zona indagata, il dott. Giorgio Compostella  ha rilevato con stazione laser la situazione finale del sito.

            Lo scavo effettuato nel 2005 aveva posto quesiti relativi alla probabile presenza di piccole strutture murarie già allora indicate da alcune tracce emerse nella parte ovest del riparo; durante i lavori di ampliamento dell’indagine verso occidente quest’anno abbiamo potuto constatare che tali emergenze si possono far risalire all’uso da parte dei carbonai, e quindi a pochi secoli fa, mentre la ‘fonda’ trovata verso sud, posta parallelamente al sentiero di accesso, sembra essere più antica. Nel sottoroccia vero e proprio, più in alto, è stato asportato stratigraficamente il residuo della terra carboniosa che come il precedente era ricco di frammenti ceramici: in tutto è stato recuperato un centinaio di chilogrammi di cocci  da sommarsi agli altri  300 degli scorsi anni.

Ad una prima considerazione sembra essere confermato che un consistente rimescolamento del terreno sottoroccia sia avvenuto in tempi relativamente recenti, modificando quindi la situazione lasciata in epoche antiche: ciò non facilita di certo l’interpretazione dei dati; inoltre la grande quantità di ceramica raccolta nel corso dei quattro anni e soprattutto la pressoché totale assenza di altri reperti, secondo noi, complicano ulteriormente la lettura della funzione assunta dal riparo nell’età del Bronzo recente-finale e nella successiva seconda età del Ferro.               

Al momento, sommariamente, l’analisi tipologica della ceramica, porta a constatare che:

1-  tra la frequentazione nell’età  Bronzo ( XII- X sec a.C.) e quella successiva a metà dell’età del Ferro (V-III sec. A.C) si è avuta una lunga interruzione (per motivi non determinabili);  

2- la presenza umana nell'età del Bronzo sembra essere confermata più nel sottoroccia che alla base di esso, mentre viceversa, in basso, è più presente ceramica dell’età del Ferro: è da valutare tra l’altro se tale disposizione sia originaria o invece sia frutto di risistemazioni successive dovute all’uomo  o alla natura. 

3-  anche se per periodi discontinui, la vita svoltasi sotto la protezione del riparo sembra essere stata ancora più lunga di quanto si potesse immaginare: la presenza di un po’ di ceramica altomedievale rintracciata quest’anno, porta a rilevare presenze fin dopo la caduta dell’Impero Romano.  

A questo punto ci rendiamo conto che risulta difficile per ARCA, dopo tanto lavoro, soddisfare alla domanda posta implicitamente o esplicitamente da chi ci segue: ‘Cosa ci facevano al Riparo Colaz ?’.

Le ipotesi fatte e tentate in questi anni sono state molte, le più disparate, ma tutte fornite dello stesso livello di plausibilità: nessuna ha trovato maggior supporto tale da essere ‘quella vera’. Anche se ciò non è molto soddisfaciente, probabilmente dovremo accontentarci per ora di risposte scientifiche e cioè prendere atto di cosa è stato trovato, in quale strato, in quale quantità, riferito a quale tempo, ecc.

 Invece le domande esistenziali, del tipo ‘Chi? Perché?’, si spera possano trovare una loro soddisfazione in futuro tramite una lettura che le ponga in un contesto più ampio ma che ancora non è a nostra disposizione e cioè: in quali rapporti si poneva il Riparo Colaz rispetto ad altri siti antichi circostanti?, in quale rete viaria di comunicazione era inserito il Riparo?, in quale contesto culturale esso espletava la sua funzione?

Per il momento il punto relativo al  Riparo Colaz alla fine della terza campagna (anno 2005) viene esposto nelle relazioni che seguono; il presente Notiziario riporta infatti nelle pagine successive quanto sta per essere pubblicato nel resoconto degli atti del Convegno “Le transumanze a medio e lungo raggio in ambito alpino-padano-veneto, in età moderna e contemporanea.” Tenutosi il ad Asiago (Vi) il 24 settembre 2005; il coordinamento dell’iniziativa ARCA di partecipare al Convegno è stato della dott.ssa Bianchin della Soprintendenza ai Beni Archeologici del Veneto; il filo conduttore col quale abbiamo partecipato è consistito nel tema: PERCORSI DELLA TRANSUMANZA LUNGO IL CANALE DI AGORDO: PERSISTENZE TRA PREISTORIA E STORIA; i ‘nostri’ relatori sono stati: la dott.ssa Bianchin (direttore scientifico del nostro scavo) e Gabriele Fogliata; gli altri interventi (del geomorfologo dott. Giulio Di Anastasio e del direttore tecnico dott. Bettinardi) sono giunti quali contributi cartacei.

Invece per gli atti conclusivi relativi al complesso delle quattro campagne archeologiche è auspicabile che, nel prossimo futuro, si riescano a reperire risorse sia per la stesura e la presentazione di un testo sul Riparo Colaz, sia alla realizzazione contestuale di un convegno che esponga il lavoro e le conoscenze acquisite sull’importante sito archeologico del Bellunese.

ARCA intende credere anche alle promesse avute gli anni scorsi riguardo la realizzazione di un museo archeologico in Valle Imperina: rendere fruibili i reperti archeologici, tra cui anche quelli del nostro Riparo, è un dovere civico e culturale; ma è anche un giusto ritorno per le Amministrazioni e per gli Enti che hanno impegnato nei ‘nostri’ scavi fondi publici.

La Soprintendenza ai Beni Archeologici del Veneto intraprenderà a breve lo studio sistematico degli elementi dei ‘cocci’ trovati: cordoni, orli, fondi, pareti curve, parti di manici, coperchi; per una pubblicazione scientifica sarà necessaria l’esecuzione di disegni dei reperti più significativi; tali reperti saranno poi registrati nell’Inventario Generale della Soprintendenza; verranno eseguite analisi della composizione degli impasti ceramici e dei pochi residui o incrostazioni ritrovati sui frammenti; non sarà trascurato un altro controllo sulla datazione dei carboni (su quelli ritrovati negli strati più bassi).     

Ora, è tempo che il gruppo ARCA sinceramente ringrazi tutti quanti, soci e non, che nelle forme più disparate hanno dato una mano, e il loro sudore, per la realizzazione di questa impresa scientifica: senza il loro aiuto ciò non sarebbe potuto accadere.

 [Collaboratori della quarta campagna al Riparo Colaz:, Mauro Chiarini, Manuel Conedera, Mara Dalla Vecchia, Gabriele Fogliata, Enzo Galeone, Manlio Monestier, Mirella Munaro, Mariarosa Salmazo, Vito Tormen; Fausto Tormen ha visitato il sito, assieme a Carlo Mondini, in vista di una realizzazione grafica di varie prospettive del Riparo Colaz]    

                                                                                                                                                     Gruppo ARCA

 

 

 

 home                           notiziari