SCAVI AL RIPARO MANDRIZ DI SELVA DI CADORE
L'ultima settimana di agosto 1999 due soci dell’ARCA hanno partecipato al "corso di scavo archeologico" organizzato dalla FAAV (Federazione delle Associazioni Archeologiche del Veneto) in collaborazione con gli Amici del Museo di Selva di Cadore, al riparo Mandriz. Eccone un resoconto:Lunedì mattina alle 08:00 eravamo tutti lì, sul piazzale dell'hotel Nigritella a S.Fosca; una quindicina di persone compresi il dott. Valle, direttore dello scavo, e la dott.ssa Bianchin della Soprintendenza di Padova. Un veloce giro di presentazioni e siamo partiti per il Mandriz. Una fila di persone con gli zaini pieni di attrezzi e di entusiasmo si snodava lungo il sentiero. Dopo quaranta minuti circa di salita ci siamo trovati davanti alla prima opera degli Amici del Museo di Selva: il grande telo blu che metteva in sicurezza la parte aggettante del masso. Avevano pensato proprio a tutto, dall'acqua corrente per lavare il materiale scavato, al tavolo, al riparo per gli attrezzi e gli zaini, e a tante altre piccole cose che, giorno dopo giorno, abbiamo veramente apprezzato.
Il primo giorno è stato utilizzato per pulire dalla cotica erbosa, il terreno sotto il riparo. Il giorno dopo è iniziato lo scavo vero e proprio, ma soprattutto è iniziato il grande giro delle ipotesi. Sapevamo che il sito era già stato " bucato " 10 anni prima: i reperti, risalenti alla fine del neolitico e all'età del rame (eneolitico), sono custoditi al museo di Selva di Cadore; era quindi necessario togliere il materiale già mosso per poter trovare una stratigrafia integra con la quale procedere.
UN MOMENTO DELLO SCAVO
A questo punto è iniziata la catena delle smentite a
tutte le nostre ipotesi, perché quello che avrebbe dovuto
essere un buco si è rivelato un cratere.
Chi aveva scavato prima di noi aveva usato una rete da giardino, ancora sul posto, per setacciare la terra e si era allargato parecchio. Dal vaglio di questo materiale sono uscite molte ossa di vari animali (caprini e ovini ), carboni di focolare, alcune selci " ma non troppe "; anche il ritrovamento di una ‘semiluna’, reperto guida dell'eneolitico, in quel contesto così disastrato non entusiasmava più di tanto. Non solo mancava la stratigrafia su una zona piuttosto ampia, ma addirittura era stata creata una perfetta stratigrafia inversa, un autentico caso da manuale! Alla fine siamo riusciti a svuotare il cratere e a preparare il terreno per una successiva campagna di scavo, probabilmente l'estate prossima.
Dal punto di vista didattico è stata una partecipazione senz'altro utile e interessante, inoltre è stata una bella esperienza di lavoro di gruppo. Ma vuoi mettere come sarebbe stata se fosse venuto alla luce qualche reperto più consistente ….? Beh, andrà meglio l'anno prossimo! E l'entusiasmo con il quale eravamo partiti? Conserviamo il rimanente per la campagna di scavo del 2000!
m. munaro