La miniera di mercurio di Vallalta nel Settecento
di Francesco Laveder
La miniera di mercurio di Vallalta venne chiusa definitivamente nel 1963, cinquant’ anni fa. In un articolo pubblicato di recente ho riassunto la storia di questa e di altre antiche miniere dell’Alta Valle del Mis (1). Durante le ricerche d’archivio svolte per questo studio, grazie alla gentile segnalazione di Raffaello Vergani, che con i suoi numerosi studi ha portato un notevole contributo alla conoscenza della storia delle miniere agordine, ho potuto consultare alcuni documenti inediti, relativi alla miniera di mercurio di Vallalta, custoditi presso la Biblioteca del Museo Correr di Venezia; leggendoli in dettaglio mi sono convinto che, per tentare di trovare nuove notizie sull’argomento, fosse necessario cercare tra gli atti relativi alle miniere del “Territorio di Feltre” e questa pista di ricerca mi ha portato a scoprire altri documenti inediti. L’analisi di tutte queste nuove fonti, assieme alle notizie riprese da altri studi già noti, mi ha consentito di riscrivere la ricostruzione storica delle fasi iniziali di sfruttamento della miniera, nel corso del XVIII secolo, non esistendo alcuna prova di attività di scavo condotte nel Cinquecento e Seicento.
È infatti errata la notizia riportata dal conte Corniani degli Algarotti, nel suo trattato sulle miniere di Agordo, che, a proposito della miniera di mercurio di Vallalta, così scriveva: «Per memoria che io ne feci (sebbene più non mi rammenti donde tratta) del prodotto di questa miniera ne aveva l’appalto in Venezia Bartolammeo Bontempelli, detto del Calice, mercadante nel 1600 di molta ricchezza» (2).
Bartolomeo Bontempelli (1538 - 1616), detto del Calice, era un ricco mercante veneziano, di origine bresciana, che dal 1594 al 1606 ebbe in appalto le miniere di mercurio di Idria, assicurandosi il monopolio di questo commercio, grazie anche ad un accordo con l’Arciduca d’Austria (3). Il mercurio era necessario nei processi di raffinazione dell’oro ed era quindi indispensabile per l’attività della Zecca di Venezia. La miniera di mercurio di Idria, scoperta nel 1497 nel territorio del Castello di Tolmino, oggi in Slovenia, faceva parte del territorio veneziano, ma, dopo le guerre cambraiche, dal 1530, anno in cui fu firmata la Pace di Worms, passò sotto il controllo degli Asburgo, obbligando Venezia ad acquistare il mercurio all’estero. Pare possibile che il Bontempelli, originario di Lavenone, paese dell’Alto Bresciano dove era attiva l’industria siderurgica, avesse interessi anche sull’attività mineraria agordina e, in particolare nell’Alta Valle del Mis, nella zona di Vallalta, dove fra Cinquecento e Seicento erano attive le miniere di siderite di Pian della Stua e di Le Loppe; evidentemente però il Corniani, vissuto circa duecento anni dopo, ricordando vagamente la notizia che Bontempelli possedesse una miniera a “Vallalta” la attribuisce erroneamente a quella di mercurio. Chiarito così l’equivoco, passiamo ad analizzare cosa successe agli inizi degli scavi, nei primi decenni del Settecento.
1712 - 1720. In questi anni compaiono le prime notizie relative alla presenza di attività mineraria a Vallalta, nella zona in cui si trova la miniera di mercurio.
1712 - 6 aprile. Marco Graffini, priore della certosa di Vedana e Tomaso Morosini ricevono un’investitura per una «minera indicante marcheseta ramosa at altro metallo» situata «nel territorio di Feltre sotto la Regola di Ren, situata sopra la montagna Alta ò sia Valalta» che «confina da tutte le parti con il Capitolo dei Canonici di Feltre». Ren è una frazione di Tiser, posta verso il fondovalle, che però non è mai stata in territorio feltrino; si potrebbe forse pensare a un errore e supporre che la regola in questione sia invece quella di Soranzen, considerando anche quanto compare nel disegno di Francesco Grandis pubblicato l’anno successivo.
1713. Francesco Grandis pubblica il “Dissegno del territorio di Feltre”, relativo agli appostamenti delle guardie di confine, in cui, ai numeri 38 e 39, compare la scritta
«Minera di Reverendi Padri di Vedana», in una zona che corrisponde topograficamente al giacimento di mercurio di Vallalta (5).
1714 - 30 luglio. In questa data vengono attribuite due diverse investiture, inedite, entrambe relative all’area in cui si trova la miniera di mercurio (6). Nella prima «Don Marco Graffini», priore di Vedana, riceve la concessione per 5 anni di una «minera indicante marcheseta piombosa» situata «nel territorio di Feltre in loco detto la val delle Pogiatte», che può corrispondere al Pian delle Poiatte, cioè dei poiàt per fare carbone; tale miniera «confina mattina mezzodì e settentrione zone boschive del Capitolo dei Canonici di Feltre, sera Acqua della Pezzea» con « investitura al numero 1462». Nella seconda «Michiel Angelo Carrara», in altri documenti riportato come «Carrera», riceve per 5 anni la concessione di una «minera ut supra», cioè con le stesse caratteristiche della precedente fatta al priore di Vedana, situata «nel territorio sudetto in loco detto Valon della Pezzea»; a margine di questa seconda investitura compare una nota, datata «31 agosto 1724» (vedi seguito e documento n.1), in cui risulta chiaro che anche questa miniera era in gestione ai certosini di Vedana e in cui si afferma anche, inequivocabilmente, che non si trattava di una miniera di «marcheseta piombosa» (la marcasite è un solfuro di ferro simile alla pirite), ma di mercurio.
1716 - 28 luglio e 4 agosto. I Deputati alle Miniere inviano al Podestà e Capitano di Feltre un sollecito per riscuotere il pagamento della decima mineraria relativo alle concessioni fatte a Don Marco Graffini e Tomaso Morosini e a Michiel Angelo Carrera; nella risposta del 4 agosto viene riferito che non si hanno notizie né di Tomaso Morosini né di Michiel Angelo Carrera (7).
1720 - 3 maggio. In risposta ai Deputati alle Miniere sui «nomi dei debitori per occasione di minera», riportati in un elenco inedito datato 1 gennaio 1715 (1714 more veneto), fra cui compaiono i debiti di 21 ducati di Marco Graffini e di 10 ducati di Michel Angelo Carrera, il Podestà e Capitano di Feltre, Filippo Crotta, riferisce che «non esservi altri di nome Marco Graffini, che un monaco cartusiano ora Priore e Procuratore nell’eremitaggio di Vedana di questo distretto et hora attrovasi alla Certosa di Vedana» (8). I Graffini erano una nobile famiglia feltrina.
Immagine di Almorò Alvise o Luigi Pisani,
del ramo della famiglia Pisani di S. Stefano,
che fu il 114° doge di Venezia,
dall'elezione avvenuta il 17 gennaio 1735,
fino alla morte, il 17 giugno 1741.
Fin dai primi anni dopo la sua elezione,
la miniera di mercurio di Vallalta
divenne anche la "Miniera Pisani"
o, meglio, la "miniera del doge".
Il coinvolgimento dei certosini di Vedana nelle attività minerarie di questa zona non deve stupire; la miniera di mercurio di Vallalta si trova infatti entro i confini della concessione mineraria fatta al Priore della Certosa di Vedana nel 1483, che comprendeva anche la zona di Vallalta, che in quel periodo veniva denominata «Canal del Mis» (9). I ripetuti solleciti al pagamento della decima fanno ritenere che l’attività estrattiva di mercurio a Vallalta negli anni compresi fra il 1714 e il 1720 sia stata scarsa e dall’esito incerto, come sembrano confermare la nota datata 31 agosto 1724 e le affermazioni di Pietro Mugna.
1723. Pietro Mugna, nella sua storia dell’Agordino, scritta nell’Ottocento, cita il «succinto Ragguaglio della Valle di Primiero» del dott. Antonio Rachini, medico del luogo, testo «inedito e posseduto da Tonino de’ Manzoni, figlio del già più volte lodato Signor Luigi e che porta la data del 1723», in cui «a pag. 8» veniva riferito che «di presente vi è stata scoperta una ricca miniera di mercurio, ossia argento vivo, dalla parte di oriente, vicina al luogo detto Sagron, ai confini dello stato veneto. L’esito però di questa non si può ancora sapere» (10).
1724 - 1725. Alcuni documenti inediti attestano con certezza che in questi due anni furono eseguiti i primi scavi di minerale di cinabro (solfuro di mercurio) nella miniera di Vallalta.
1724 - 23 agosto. Marco Facen riceve l’investitura per cinque anni di una «minera indicante marcheseta piombina» situata «nel territorio di Feltre in loco detto il Vallon della Pezzea» che «confina a mattina mezzodì e sera aque e crode di ragion del Capitolo dei Signori Canonici di Feltre, a sera acqua della Pecea» con «investitura al numero 1579» dovendo pagare di decima «5 ducati effettivi all’anno» (11).
1724, 31 agosto. Una nota a margine dell’investitura fatta nel 1714 a Michiel Angelo Carrera sulla miniera posta nel Vallon della Pezzea (vedi documento n.1), precisa che questa «viene al presente essercitata dal Padre Priore di Vedana di nome Don Benedetto Marzari» e afferma anche che, «da lettera e da deposizioni» pervenute «dal Pubblico Rappresentante di Feltre», in questa miniera «appar esser stata fatta qualche prova e cavato qualche poco d’argento vivo, mà al presente non posson asciugar l’acqua», indicando quindi che in quel periodo le infiltrazioni d’acqua costituivano un serio ostacolo all’attività estrattiva.
Archivio Capitolare della
Cattedrale di Feltre,
Catastico delle
montagne di Campotorondo e Vallalta,
disegnato da Domenico
Argenta, 1790. Dettaglio .
Per gentile concessione del Decano
del Capitolo della Cattedrale di Feltre,
Mons. Secondo Dalla Caneva
1724, 6 settembre. Una lettera inviata dai Deputati alle Miniere al Capitano e Podestà di Feltre in merito alla «minera situata nel Valon della Pizea nella montagna di Val Alta» conferma le difficoltà di scavo incontrate dal priore di Vedana, don Benedetto Marzari, il quale si riserva di abbandonare gli scavi «nel caso non potesse la copia dell’acqua che al presente difficulta l’ escavazione» (12).
Fra i documenti antichi provenienti dalla Certosa di Vedana ho ritrovato l’originale della concessione datata 23 agosto 1724 (vedi documento n.2) che presenta una parte prestampata e una parte compilata a mano, in cui, rispetto a quanto contenuto nell’ analoga investitura conservata nell’Archivio di Stato di Venezia (11), si rileva una piccola, ma significativa variazione: l’indicazione della posizione e dei confini della miniera è seguita infatti dalla postilla «salvi sempre li più veri nomi e confini, che dal Soprastante del Magistrato Nostro le verrano assegnati, e descritti al rovescio della presente». In effetti, sul retro di questo documento originale, compare un’altra parte compilata a mano, datata 19 giugno 1725.
1725 - 19 giugno. Francesco Moretti, Vicario delle Miniere di Feltre firma l’atto con cui, «nella Val di Pezzea Territorio di Feltre» viene dato il «possesso di una minera di marcheseta cinabrina a Zamaria da Selle facendo in nome di Marco Facen investito», assegnando gli stessi confini già descritti nell’investitura precedente (vedi documento n.2). In seguito a scavi effettivi e verifiche fatte il 14 marzo e 21 aprile 1725, la «minera indicante marcheseta piombina» diventa quindi una «minera di marcheseta cinabrina». Significativo è anche il fatto che il “gestore” della miniera, a nome dell’investito, sia una persona del luogo, cioè Zamaria Selle, sicuramente proveniente dall’ omonima frazione di Tiser.
Non ho trovato altre informazioni relative ai successivi cinque anni di durata della concessione; la notizia della presenza di mercurio a Vallalta era comunque sicuramente arrivata ai funzionari della Serenissima, mettendone in moto gli interessi.
1734 - 1738. In questi anni iniziano nella miniera di mercurio i primi scavi eseguiti per conto pubblico, da parte di Domenico Zanchi, Soprintendente alle Miniere statali di Agordo (13); lo Zanchi, in una sua relazione al Magistrato alle Miniere di Venezia, scriveva nel 1734 che a Vallalta «evvi una miniera di mercurio» specificando che era suo desiderio «farne il saggio»; nel 1735 aggiungeva che questa miniera «fu scoperta da un villico», cioè un abitante dei villaggi locali che potrebbe corrispondere a Zamaria Selle, e annotava che se «fossero permesse l’ escavazioni, con pochissima spesa, m’ assicurerei della sua riuscita»; dopo i primi saggi, nel 1736, riferiva che la miniera si era dimostrata «nel suo principio molto feconda» specificando però che «il filone fino ad ora raccolto non è altro che uno scarso ramo di quella feconda radice che probabilmente resta celata nel monte» e avvertendo sulle possibili difficoltà degli scavi poiché «questa miniera è instabile e li suoi filoni sono ristretti». Nel 1738 aggiungeva che, dopo due anni di lavoro «si spesero 1632:3 ducati e si recuperarono col metallo prodotto 1914:4 ducati, con un utile di 282». I primi tentativi di scavo di una miniera erano spesso in passivo e quanto accadde a Vallalta costituiva apparentemente un’eccezione; la presenza all’interno dei confini della Repubblica Veneta di una miniera di mercurio che si presentava come molto produttiva doveva far intravedere grandi possibilità di guadagno, specie fra l’alta nobiltà veneziana.
Cinabro (solfuro di mercurio), dalla galleria Terrabujo
1738 - 1739. Nella miniera pubblica di Vallata nasce quella che, in termini moderni, si potrebbe considerare la prima vertenza sindacale. Il protagonista è un minatore locale, probabilmente abitante a Stalliviere presso Tiser. In seguito a una sua istanza, il Deputato alle Miniere, Michiel Priuli, in data 22 dicembre 1738, scrive al Capitano e Podestà di Feltre, Antonio Crotta, per ordinare che «a norma delli riguardi del Magistrato Eccellentissimo della Sanità» fosse stabilito di «assegnar a Simone Stalivier canoppo un assistente all’ escavazioni minerali che deve eseguire nella Vall’Alta nel sito delle Moneghe e ciò con il minor publico aggravio». Antonio Crotta, con lettera datata 2 gennaio 1739 (1738 more veneto), risponde che «è stato assegnato da questa carica al canoppo Simon Stalivier il guardiano di vista ond’ ascriverlo nelle minerali escavazioni da farsi in Vall’Alta nel sito detto le Moneghe non molto discosto dall’Austriaco confine, perché siano eseguite senza minimo pregiudizio degli importanti riguardi alla salute» aggiungendo che « niente so delle commissioni che può aver avuto il canopo» (14).
1740 - 1741. In questi due anni compaiono le prime notizie relative al coinvolgimento di membri della famiglia Pisani, esponenti dell’alta nobiltà veneziana, negli scavi della miniera di mercurio di Vallalta.
1740 - 8 e 19 agosto. I tre Deputati alle Miniere ( Leonardo Loredan, Zorzi Contarini e Zan Antonio Rubini) scrivono, in data 8 agosto 1740, al Podestà e Capitano di Feltre, Antonio Crotta, per riferire che «alcuni villici o sian canopi s’abbiano arbitrariamente introdotti nelli minerali lavori indicanti mercurio di ragione del Magistrato Nostro situati nel luoco detto le Monege in quella parte della Val Alta soggetta à cotesto suo territorio, quali se bene ammoniti da quel pubblico gottmon voleva di fatto e propria autorità intraprendere l’escavazioni minerali», ordinando che «più non accadano simili dannati trapassi» e anche di «far estendere diligenti perquisizioni non permettendo che da alcuno si ponga mano nelli sudetti lavori fuori che da quelli sono destinati in attuale per conto publico». Antonio Crotta risponde, in data 19 agosto 1740, che «per le informazioni che ho potuto racogliere è stato in Vall’Alta uno de canopi d’Agordo, non già ad’intraprendere veruna operazione, ma a procurarsi, non mi traspira ancora con qual’oggetto, di un poco di vena della minera, che sebben conosceva con altro nome, viene tutt’ora universalmente considerata sotto i auspici della famiglia Pisani» (15).
1740 - 29 settembre. Il coinvolgimento della famiglia Pisani nello sfruttamento della miniera di mercurio di Vallalta era già stato riportato, senza indicare la fonte, in questo modo: «la prima regolare investitura sembra sia stata concessa al N.H. Ser Luigi Pisani il 29 settembre 1740» (16). Pur non trattandosi della prima investitura, una nuova fonte conferma sia la data che l’attribuzione alla famiglia Pisani (vedi documento n.3). In un altro documento si legge poi che «di questa miniera fu investita la Casa Pisani di S.Stefano che la fece travagliare per moltissimi anni» aggiungendo che «nel dì 10 settembre 1756 si vedono nuovamente investiti di detta minera li N.N. H.H. Luigi Pisani e fratelli del fu Serenissimo» (17).
Capitello eretto nel 1856 in località Scudelina,
durante la fase più redditizia di sfruttamento della miniera di mercurio di
Vallalta, posto lungo il sentiero che da Sagron del Mis scende alla miniera.
I contorni scuri che ornano la struttura sono realizzati con "loppe" o scarti di fusione.
L’investitura del 29 settembre 1740 riguarda quindi verosimilmente (vedi documento n.5) Almorò Alvise o Luigi Pisani (1664 - 1741) che fu il 114° doge di Venezia, piuttosto che il suo terzo figlio Luigi o Almorò III Alvise (1701 - 1767).
Luigi Pisani, nato il 1 gennaio 1664 (1663 more veneto) da Zuan Francesco Pisani e Paolina Contarini, prima di diventare doge, fu ambasciatore per la Serenissima e Procuratore di S.Marco; sposò Elena Badoer e, appena eletto doge, diede incarico di costruire Villa Pisani a Strà (VE); morì il 17 giugno 1741, lasciando in eredità un ingente patrimonio ai due figli rimasti in vita, Luigi o Almorò III Alvise e Almorò IV Zuan Francesco (1703 - 1781), essendo già morti Almorò I Francesco e Almorò II Francesco (1693 - 1732). Per un legato testamentario del 1682, tutti i maschi di casa Pisani dovevano avere come primo nome Almorò (18).
Alla morte del doge, i diritti di sfruttamento della miniera passarono ai suoi eredi, come confermato dalla già citata investitura del 10 settembre 1756, fatta ai suoi due figli, Luigi e Almorò IV Zuan Francesco, ma come sembra indicare anche una lettera datata 8 luglio 1741, in cui però non compare mai espressamente il nome dei Pisani.
1741 - 8 luglio. Il Deputato alle Miniere Marc’Antonio Barbarigo scrive al Vicario delle Miniere di Feltre, Francesco de Cont, un’inconsueta lettera dal seguente contenuto: «Praticate à codesta cancelleria minerale le dovute annotazioni sopra l’acclusa investitura consegnarete la medesima a chi appartiene, onde possa intraprendere quelle escavazioni che occorressero, ed auguriamo ogni bene. P.S. Passati che siano li mesi sei, lavorando detta minera, obbligasse l’investito di venirsi ad accordare al Magistrato Nostro essere in codesta nostra cancellaria» (19).
Da queste fonti si può concludere che la miniera di Vallalta fu, fin dalle prime fasi di sfruttamento, la “miniera del Doge” o la “Miniera Pisani”. Pur in assenza del documento originale di questa concessione, si può affermare inoltre, come per primo indicò Raffaello Vergani (20), che, in questa prima fase di sfruttamento, agli scavi condotti per conto pubblico, si affiancò, a poche decine di metri di distanza, l’attività mineraria promossa privatamente dalla famiglia Pisani, in quella che in seguito, forse in ricordo del doge, fu chiamata “miniera di San Luigi” (vedi documento n. 9).
1744. Giovanni Arduino (1714 - 1795), scienziato veneto esperto di mineralogia e metallurgia, visita l’Alta Valle del Mis e, alcuni decenni dopo, descrive, oltre alla miniera di Pian della Stua, anche la miniera di mercurio di Vallalta, scrivendo così: «Nella medesima catena de monti Feltrini, dov’essi confinano con quelli della Contea di Primiero, mediante la dianzi nominata valle Pezzea, sonovi delle vene di argento vivo mineralizzato, o come da altri vuol dirsi, mascherato dallo zolfo sotto la consueta forma cinnabrina. Vi è disposto a piccoli filoncini in matrice argillosa d’un cinereo nericcio, tra le pietre calcarie; ed il cinnabro, entro sparso in essa matrice, è sovente misto con piriti ferreo-sulfuree, che stando esposte all’aria non tardano molto a cadere in fatiscenza e vitriolizzarsi: come ho veduto nei saggi che ancora ne conservo. Nel suddetto anno 1744 io vidi le cave che allora vi si facevano a conto Pubblico; e dopo qualche tempo fui presente a parecchie distillazioni dell’ argento vivo dalle materie minerali colà raccolte: operazioni che si effettuavano nell’Officina detta di Partioro del fu Sig. Antonio Cason in quest’inclita Capitale. Ne cessò poi il lavoro, forse per non bene diretta economia; e quelle mercuriali fodine rimasero lungo tempo totalmente abbandonate» (21).
La presenza del cinabro misto a piriti ferro-sulfuree, indicate anche come marcasite, conferma l’indicazione di «minera di marcheseta cinabrina» presente nell’ investitura del 19 giugno 1725.
1747 - 7 settembre. Per prima cessò l’attività di scavo diretta per conto pubblico; come riferiscono Alberti e Cessi (13), il Consiglio dei Dieci, con decreto del 7 settembre 1747, ordinò la chiusura degli scavi pubblici per la scarsa resa, per le difficoltà di scavo, per le alte spese di trasporto del minerale grezzo a Venezia; nel 1752 e nel 1757 vennero bocciate le proposte di riprendere gli scavi, fatte dallo stesso Domenico Zanchi e da suo figlio Giuseppe (1707 - 1781). Da un documento già citato, apprendiamo che Giuseppe Zanchi riuscì a dirigere i lavori di scavo a Vallalta «per quattro o cinque anni per commissione del Magistrato», riconoscendola «assai nobile avendo cento libre di materia prodotto once trentasei di mercurio. La fondita si faceva in Venezia sotto la di lui assistenza dal Spartidor da oro Cason alle Pertinenti S.Giobbe» (17). La resa della miniera era quindi buona poiché da circa 35 kg di minerale di cinabro si otteneva circa 1 kg di mercurio. Due fonti diverse confermano che in questo periodo il cinabro non veniva lavorato localmente; portato a dorso di mulo verso Agordo, andando da Vallalta a Titele e da qui risalendo la Val Paganin, lungo la cosiddetta «strada dei cavai», giungeva fino a Venezia, dove, dopo la distillazione, veniva usato principalmente nelle fasi di raffinazione dell’oro, di cui si occupava evidentemente Antonio Cason, nel quartiere ebraico.
Dopo il 1747 la miniera non rimase abbandonata, perché proseguirono i lavori promossi privatamente dalla famiglia Pisani.
1756 - 10 settembre. I due fratelli Pisani, figli del doge, Almorò III Alvise o Luigi e Almorò IV Zuan Francesco, come già detto, ottengono il rinnovo della concessione fatta il 29 settembre 1740; «a tergo di quella 10 settembre 1756» venivano «dichiarati e chiaramente stabiliti» i confini di sfruttamento (vedi documenti n.3 e n.5). Non sono riuscito a trovare l’atto originale di questa concessione, ma, da quanto compare in un'altra fonte (vedi documento n.6) si deduce che l’investitura conteneva l’ indicazione che l’attività privata dei Pisani non doveva andare a scapito degli eventuali scavi pubblici.
Il "Sass del confin" posto nei pressi
della confluenza fra Mis e Pezzea, a poca
distanza dai forni di distillazione
di mercurio in località Macatoch, segnava
l'inizio (n.1) della linea di confine tra territorio
Austriaco (Au.) e Veneto, ridefinito da
una sentenza del 1781.
La sua posizione è indicata
con la sigla "A.V." nel Catastico di Campotorondo e
Vallalta del 1790
(vedi figura p.5, al centro, in basso).
1756 - 1768. In questi anni prosegue lo sfruttamento da parte dei Pisani; alcune notizie su questo periodo provengono da una relazione del 1783, inviata ai figli di Almorò III Alvise Pisani da Giorgio Gaetano Piazza (vedi documento n.4), in cui risulta che «il lavoro della miniera fu incominciato sino dall’anno 1750 sotto la Dita dell’ llustrissima loro casa» e che fu «diretto per anni 12 dalli frati della Certosa di Vedana territorio di Belluno e per anni due circa dall’ Amministratore di Ca’ Crotta, che chiamavasi Silvestro Murazzi» e che tale «minerale lavoro» fosse «sostenuto da n. 12 canoppi» e «rendeva il 12 per cento». Nella relazione sono citati i tre testimoni che fornirono queste notizie, cioè «Tommaso q. Bortolo Renon di anni 74, Pellegrin q. Vettor Mattarel di anni 68 ambidue di Tiser territorio d’Agordo e Stefano figlio di Pietro Bressan da Valalta pertinenze di Feltre», quest’ ultimo figlio di Piero Bressan, che era proprietario di un casolare che corrisponde all’edificio oggi noto come Casin di Vallalta.
Nella relazione è citata anche l’esistenza di una galleria di scavo o «stollo denominato Certosa di Vedana S. Brunon», che si può correlare probabilmente all’attività estrattiva promossa dai certosini nei luoghi indicati nella concessione del 1714, cioè nella «Val delle Pogiatte» che corrisponde verosimilmente al toponimo «Pian delle Poiatte» cioè “piano delle carbonaie” (22).
1768. In quest’anno cessano i lavori di scavo promossi privatamente dalla famiglia Pisani; lo conferma anche la già citata relazione di Giorgio Gaetano Piazza, in cui si specifica che «anni 14 sono da ch’è abbandonato il lavoro». In quest’anno, su richiesta di Almorò IV Zuan Francesco Pisani, figlio del doge, come riferisce Raffaello Vergani (20), lo stesso Arduino stese una perizia su una cassetta di minerali provenienti da Vallalta, in cui scriveva che uno dei campioni di minerale, avvolto «in carta sopra la quale è scritto ‘minera di mercurio dello stollo’ è minera assai ricca e buona: e questa, purché la quantità e la continuazione del filone corrisponda, merita tutta la considerazione, potendo essere di profitto», concludendo poi la relazione con queste parole: «Io non so in che sistema sia la sua minera d’argento vivo; ma non posso a meno di replicare che quella non dovrebbe negligersi, quando non vi siano ragioni che a ciò fare persuadano». Forse, dopo la morte del fratello Luigi nel 1767, Zuan Francesco, non sposato e senza figli, era incerto se proseguire o meno l’attività mineraria che prima era probabilmente seguita dal fratello, i cui figli erano ancora piccoli per poter prendere decisioni. Vari motivi, di cui non siamo a conoscenza, lo spinsero evidentemente ad abbandonare i lavori minerari.
1768 - 1775. La miniera di mercurio di Vallalta resta totalmente abbandonata. In questo periodo avvengono comunque almeno tre eventi significativi; in primo luogo, con un decreto del Senato di Venezia del 17 settembre 1768, venivano soppresse molte istituzioni e comunità religiose, fra cui la Certosa di Vedana, che venne chiusa nel 1769. I diritti dei certosini sullo sfruttamento della miniera, legati alla concessione del 1483, venivano quindi a cadere. Forse in conseguenza di questo fatto, nel 1770 un tal Antonio Menizzi viene in possesso della miniera di siderite di Pian della Stua, nella zona di Vallalta. In terzo luogo ricordiamo che, nel 1775, il nobile veneziano Nicolò Erizzo acquistò i beni della Certosa di Vedana, per la somma di 101.000 ducati (23).
1775 - 28 settembre. Le attività di scavo riprendono per opera del Cavaliere Jacopo o Giacomo Nani (1725 - 1797), senatore veneziano, Magistrato alle Miniere e Provveditore delle Miniere di Agordo dal 1774 al 1776, che il 28 settembre 1775 ottenne una regolare investitura sulla miniera di mercurio di Vallalta (vedi documento n.6). Egli ebbe il merito di risolvere il problema della distillazione locale del mercurio, evitando il costoso trasporto del minerale fino a Venezia. Descrivendo questa seconda fase di sfruttamento, l’Arduino, nella sua già citata pubblicazione del 1786, specifica infatti che «ora però sonovi nuovamente aperte a spese di particolari investiti, ma i minerali che se ne raccolgono non più qua si trasportano; essendosi conosciuto assai più economico il farne distillare nel luogo istesso, d’onde si cavano, il mercurio: lo che si eseguisce con storte di ferro fuso, come si pratica nel Ducato di Dueponti ed in altri vicini paesi per le miniere di simil fatta» (21). Di questa innovazione parla anche il naturalista bellunese Tommaso Antonio Catullo (1782 - 1869), che, avvalendosi di «note originali trovate fra gli scritti» di Arduino, specifica che «mancavano le storte di ferro per ricavare il metallo col mezzo della distillazione» che allora avveniva «mediante distillazione colla calce» e fu dato incarico a Marco Carburi, professore di chimica all’Università di Padova, che allora si trovava in Svezia, di procurare e inviare ad Agordo «dodici grandi ritorte di ferro ghisa» e di approfondire i metodi di costruzione e funzionamento dei forni di distillazione. Catullo poi aggiunge di aver visto personalmente «alcune di queste ritorte» custodite «presso l’Ufficio delle Imperiali Regie Miniere di Agordo» e che la miniera «venne lavorata con profitto per vari anni» (24). In questi anni il trattamento del minerale non avveniva quindi per arrostimento, ma per riscaldamento in recipienti di ghisa, in presenza di calce, in modo che il calcio formasse dei solfuri legandosi allo zolfo presente nel cinabro, mentre il mercurio si riduceva allo stato metallico. Sono fatte in ghisa le due scudèle da mercurio provenienti da Vallalta, ancora visibili presso i Mori e in ghisa era anche una terza scudèla, ora scomparsa, lasciata abbandonata fino a qualche anno fa lungo il sentiero fra Coltamai e Botter (25). Fu probabilmente il Nani a coinvolgere il Carburi nella spedizione di queste scudèle dalla Svezia ad Agordo; nei suoi due anni di permanenza nell’Agordino egli promosse anche altre iniziative nel settore minerario: nel 1774 diede ordine di tradurre dal tedesco un trattato di mineralogia e poi propose di fondare una scuola mineraria o «Collegio metallurgico» e, nel 1775, fu promotore di un decreto che conteneva un apposito regolamento per tutti i lavoratori delle miniere di Agordo e di un progetto di lavori per migliorare la comunicazione viaria fra Agordo e Belluno (2). Risulta che, in quei due anni, le decisioni del Nani si basarono anche sui consigli di due figli di Giuseppe Zanchi, Domenico e Nicolò, che erano soprintendenti alle miniere di Agordo. Come si deduce dagli scritti del Catullo, furono i fratelli Zanchi a dirigere le operazioni minerarie a Vallalta negli anni della gestione Nani, probabilmente durata dal 1775 al 1786; in questo periodo il Nani operava sia come privato che per conto pubblico. In un bilancio delle attività minerarie agordine del 1775, compilato da Giuseppe Zanchi, compare anche una voce che fa riferimento ad una «compagnia di cavadori, battipalo e saiberi stabilita da Messer Giacomo Nani», cioè una squadra composta da minatori e manovali addetti alla raccolta e trasporto del minerale (26). La miniera del Nani si trovava vicino a quella abbandonata dei Pisani, come si legge nella relazione di Giorgio Gaetano Piazza, in cui si afferma che «a mano dritta, cioè a mattina, di lunghezza di passi 15 è la miniera di Giacomo Nani di S.Trovaso di sovra quella dell’Illustrissima loro casa che attualmente viene lavorata, come dissi loro a voce, dal Sig. Andrea Zanchi, fu Direttore delle miniere di rame ed ora agente del sopralodato Nani». Andrea Zanchi era il terzo figlio di Giuseppe e fratello di Nicolò e Domenico.
Ispezione entro la galleria Terrabujo
Gruppo Speleologico di Feltre
Foto ARCA del luglio 2011
Le due gallerie, Pisani e Nani, erano entrambe poste nella parte alta del giacimento; nella prima veniva estratto sia mercurio nativo, sia minerale molto ricco di cinabro; nelle descrizioni più recenti del giacimento, risulta che la galleria Nani, lunga più di 100 metri, era posta a un livello più superficiale di circa 15 metri rispetto alla galleria Pisani, con cui era comunicante (27).
1782 - 1786. Dopo la morte di Almorò IV Zuan Francesco Pisani, avvenuta nel 1781, i diritti di sfruttamento della miniera, stabiliti nella concessione del 10 settembre 1756, passarono ai due figli di Almorò III Alvise o Luigi Pisani, Almorò I Alvise (1754 - 1808) e Almorò III Francesco (1759 - 1836), nipoti del doge. La loro prima mossa fu quella di far scrivere, con una lettera datata 1 marzo 1782, al Vicario delle Miniere di Feltre, che allora era Giovanni o Gian Tommaso Norcen, di vigilare affinché «non vengano inferiti danni o pregiudizi» alle loro investiture, anche se i lavori minerari promossi dalla loro famiglia erano da tempo abbandonati (vedi documento n.3). Il passo successivo fu quello di chiedere notizie sulla miniera di famiglia, incaricando allo scopo Giorgio Gaetano Piazza, che riferì quanto sapeva nella sua lettera datata 10 gennaio 1783: uno scritto ricco di nuove notizie (vedi documento n.4). Giacomo Nani non restò indifferente e prese le sue contromisure, per tutelare i propri interessi; contromosse che suscitarono ulteriori reazioni dei fratelli Pisani, nipoti del doge, fino a creare un vero contenzioso che raggiunge il suo culmine nel 1786; è possibile ripercorrere le fasi salienti di questa vertenza.
1784 - 18 settembre. Il Magistrato alle Miniere emette una “terminazione” in cui si stabilisce la fine della concessione del 1756 fatta ai fratelli Pisani, Alvise III o Luigi e Zuan Francesco. L’atto, di cui manca l’originale, è motivato dal mancato rispetto delle leggi e dei capitoli minerali, come fa presente lo stesso Giacomo Nani in una sua lettera al Magistrato sopra le Miniere, datata 9 giugno 1786 e trascritta da Nicolò Zanchi, figlio di Giuseppe, scrivendo che l’investitura dei Pisani era «caducata per le leggi e capitoli minerali dall’ozio e dall’inosservanza delle leggi stesse» (vedi documento n.6). Da quanto compare in una lettera dei fratelli Pisani (vedi documento n.7), pare che tale terminazione non fu «mai resa nota ad essi N.N.V.V. aventi interesse, come prescrive la medesima», mentre era «nota però ad esso N.V. Cavalier investito d’altra minera», cioè a Giacomo Nani, il quale la usò a proprio interesse
Ispezione entro la galleria Terrabujo
Gruppo Speleologico di Feltre
1784 - 28 settembre. In questa data, subito dopo l’emissione della terminazione che faceva cessare i diritti di scavo dei fratelli Pisani, Giacomo Nani spedisce una lettera inedita al Vicario delle Miniere di Feltre, Gian Tommaso Norcen, in cui scrive: «All’esibitore delle presenti nostre che vi accompagnano una patente d’investitura da voi rilasciata e sopra la quale saranno dall’eccellenza vostra praticati in cotesta cancelleria minerale li dovuti registri, consegnate l’investitura medesima onde possa senza ostacoli eseguire li relativi lavori e vi auguriamo ogni bene» (28).
1785 - 27 settembre. Il Deputato alle Miniere Girolamo Giustinian spedisce a Gian Tommaso Norcen una lettera inedita in cui scrive che, essendo Giacomo Nani «investito in Vall’Alta nel sito detto le Monache di una minera indicante mercurio di renderla andante col mezzo di Andrea da Ren e fratelli di Tiser, si ordina di permettere agli stessi i relativi lavori come incaricati da sudetto Nani legalmente investito della medesima e vi auguriamo ogni bene» (29). Nani era riuscito a vincere la prima parte della vertenza legale e, quindi, aveva dato ordine di riprendere i lavori; i Pisani però erano potenti e non restarono a guardare, mettendo in moto tutta la loro influenza per ottenere il ripristino dei propri interessi.
1786 - 27 maggio. Il Magistrato sopra le Miniere emette un decreto con cui stabilisce, per i nipoti del doge, il rinnovo dell’investitura sulla miniera di mercurio di Vallalta, in cui si specificava però che «tale ripristino però non dovrà essere di alcun pregiudizio a quelli che fossero stati investiti dal Magistrato nella valle medesima». Stabiliscono anche un termine di sei mesi per definire i dettagli del pagamento della decima sul minerale estratto (vedi documento n.5).
1786 - 1 giugno. Il Deputato alle Miniere Barbon Morosini spedisce a Gian Tommaso Norcen una lettera inedita in cui scrive: «Sopra divota supplica umiliata al Magistrato Nostro dalli N.N. H.H. ser Almorò I e ser Almorò III fratelli Pisani che vi si accompagna in copia, unitamente all’investitura in essa accennata 10 settembre 1756, affinché ne facciate registro in codesta cancelleria a lume dell’avvenire in relazione di essa terminazione e investitura. Siete incaricato d’ invigilare che gl’altri investiti nelle situazioni vicine non intacchino con loro lavori li termini e misure appartenenti alli N.N.H.H. Pisani» (30).
1786 - 9 giugno. Giacomo Nani, venuto a conoscenza del ripristino dell’investitura fatta ai fratelli Pisani, scrive al Magistrato alle Miniere per difendere i propri diritti; egli lavora nella miniera sia privatamente che per conto pubblico, mentre i Pisani andrebbero a lavorare solo per interesse privato (vedi documento n.6).
1786 - 20 giugno. I fratelli Pisani, dopo aver letto la lettera del Nani, scrivono al Magistrato alle Miniere, per conto del notaio Giovan Battista Capelli, manifestando le proprie perplessità e rivendicando i propri diritti (vedi documento n.7).
1786 - 23 giugno. Gian Tommaso Norcen, in un testo inedito, risponde alla lettera di Barbon Morosini del 1 giugno, facendo presente di aver eseguito gli ordini a favore dei fratelli Pisani, ma spiegando anche che i «siti ove fu concessa l’investitura sono assai distanti dalla città, molto segregati dall’abitato ed oltre modo disastrosi ed alpestri», rendendo di fatto difficoltosa la sua opera di vigilanza sul rispetto dei confini tra miniera Nani e Pisani (vedi documento n.8).
1786 - 21 agosto. Gian Tommaso Norcen, in un testo inedito, scrive nuovamente ai Deputati alle Miniere, spiegando che per la sua età e per aver perso l’uso della vista, non gli è possibile recarsi di persona a fare un sopralluogo a Vallalta, per tutelare l’interesse dei fratelli Pisani, proponendo le sue dimissioni e di poter essere sostituito, per questo compito e per l’incarico di Vicario alle Miniere di Feltre, da suo figlio Giorgio (vedi documento n.9).
1786 - 9 ottobre. I fratelli Pisani scrivono una seconda lettera al Magistrato alle Miniere; in questa si viene a sapere che i lavori di scavo, sia dei Nani che dei Pisani, erano stati sospesi per decreto del Magistrato alle Miniere, per verificare gli esatti confini e distanze delle due miniere, ma che il Vicario alle Miniere di Feltre, che doveva provvedere a far compiere queste verifiche, non lo aveva fatto per «la sua età, e imperfezione di vista», come lo stesso Gian Tommaso Norcen aveva scritto nella sua lettera del 23 agosto. I Pisani quindi, per salvare i propri interessi, proponevano di far rilevare «le legali distanze e termini della propria minera a tenor de’ capitoli minerali» per mezzo di un «Pubblico Perito» (vedi documento n.10). I Capitoli minerali stabilivano che la distanza minima fra due miniere diverse dovesse essere di 21 o 24 passi, mentre, come si apprende dalla relazione di Giorgio Gaetano Piazza, gli scavi dei Pisani distavano solo 15 passi da quelli iniziati dal Nani.
1787 - 1789. In questi due anni non si hanno notizie sugli ulteriori sviluppi della contesa fra i fratelli Pisani e Giacomo Nani e l’analisi di fonti diverse non consente di avere altre notizie sicure. Il conte Marco Corniani degli Algarotti, in una sua relazione, senza data, ma verosimilmente di inizio Ottocento, afferma che «mi è noto per tradizione però che queste due investite famiglie ebbero motivo di litigio nel contrastarvene il possesso o di confini» (31). Non aiutano a chiarire i dubbi due autori dell’epoca che parlano brevemente della miniera. Il sacerdote e storico bellunese Lucio Doglioni (1730 - 1803) si limitava a scrivere, in un testo pubblicato la prima volta nel 1780, che a Vallalta «si lavorano le miniere di mercurio di Casa Pisani» (32). Il farmacista bellunese Bartolomeo Zanon (1792 - 1855) riferisce che «nel 1776 due nobili famiglie patrizie di Venezia, Pisani e Nani, riaprirono le gallerie e fecero scavare il minerale per molti anni», aggiungendo anche che, durante il successivo sfruttamento dell’Ottocento, secondo «varie prove istituite nel corso di molti anni, da persone intelligenti, si poté rilevare che il minerale dà un prodotto di un 12 ed anche un 15 % di mercurio» (33), confermando quindi il dato riferito nella relazione di Giorgio Gaetano Piazza.
1789 - 10 maggio. Gian Tommaso Norcen, in una sua inedita lettera ai Deputati alle Miniere sulla presenza di cave e miniere nel territorio di Feltre, fornisce informazioni che lasciano intendere che in quel periodo i lavori nella miniera di mercurio di Vallalta erano pressoché abbandonati; scrive infatti di non aver «potuto rilevare con tutte le praticate diligenze che esista se non una minera di metallo posta in loco oltremodo malagevole e scosceso detto Val Alta ne’ margini di questo territorio confinante al Bellunese nominata San Luigi e questa, sebbene accordata con apposita investitura alli N.N.H.H. fratelli Pisani di S.Stefano, pare rilevarsi presso che trascurata e per la difficoltà del lavoro e per il poco frutto che ne ridonda» (34).
Le due "scudele" un tempo impiegate per la distillazione del mercurio a Vallalta,
oggi usate come vasche per la fontana di Mori, presso Pattine.
1790 - 4 agosto. In funzione di una contesa confinaria sulla montagna di Erera fra il Capitolo dei Canonici della Cattedrale di Feltre e il monastero di Santa Chiara di Feltre, il «Pubblico Perito ed Agrimensore» Domenico Argenta compila il “Catastico di Campotorondo e Vallalta” oggi custodito presso la Biblioteca dal Capitolo della Cattedrale di Feltre (35). Non sappiamo se l’Argenta avesse lavorato in precedenza anche per la contesa fra i Pisani e il Nani, ma nelle sue carte, come proprietario del monte Brandol compare il conte Gian Tommaso Norcen, Vicario alle Miniere di Feltre; nelle sue belle rappresentazioni cartografiche ad acquarello del territorio di Vallalta non è presente alcun riferimento esplicito alla presenza della miniera di mercurio, fatta eccezione per l’indicazione «ove si fa il carbone», posta nei pressi della «Val delle Moneghe», che quindi potrebbe corrispondere alla «Val delle Pogiatte» o Pian delle Poiatte, di cui parla la concessione mineraria fatta al priore di Vedana nel 1714. In corrispondenza dell’area dove è localizzata la miniera di Pian della Stua, qui indicata come «Piano minera», è rappresentato però un edificio denominato «Pallazzo della Minera» e, in corrispondenza di Le Loppe compare il toponimo «busa» cioè miniera. L’assenza di indicazioni cartografiche esplicite sulla miniera di mercurio potrebbe dipendere dal fatto che questa si trovava in una delle due aree soggette alla contesa confinaria fra i due enti ecclesiastici, ma, da quanto scriveva lo stesso Gian Tommaso Norcen nel 1789, si può affermare che, in seguito ai contrasti non risolti fra Nani e i Pisani, i lavori di scavo nella miniera di mercurio, quando venne redatta questa carta, fossero già cessati da qualche anno.
1793 - 5 ottobre. Gian Tommaso Norcen, «fattosi ora sventuratamente cieco e molto avanzato negli anni», viene sostituito nell’incarico di Vicario alle Miniere di Feltre da suo figlio Giorgio, come egli stesso aveva chiesto sette anni prima; aveva assunto questo incarico circa 40 anni prima, il 19 marzo 1754 e dal 3 aprile 1745 era stato nominato «Assistente» del Vicario alle Miniere di Feltre (36).
Gian Tommaso o Giovanni Agostino Tommaso Norcen faceva parte della nobiltà feltrina, con il titolo di “conte”: il 17 maggio 1742 l’abate Giovanni Norcen e suo fratello Andrea q.Gio.Tomaso erano infatti stati investiti con il titolo di conti di Cesana, per loro e per i loro discendenti maschi. Nel 1744 Gian Tommaso Norcen fu nominato Provveditore ai confini e sposò la contessa Antonia Angeli-Stella, di nobile famiglia feltrina. Il 23 maggio 1797, dopo la caduta della Repubblica di Venezia, fu nominato Presidente dei nove Municipalisti del Comune per il governo della città di Feltre; morì nei primi anni dell’Ottocento, lasciando ai suoi due figli, Giorgio e Tommaso, 18.000 ducati di rendita annua (37).
1797 - 1800. Giacomo Nani morì il 4 aprile 1797, quaranta giorni prima della caduta della Repubblica di Venezia; sappiamo inoltre che, dopo la caduta della Serenissima, e in seguito «alla pubblicazione della notificazione del Magistrato Austriaco del 1799 non venne dai Pisani richiesta la rinnovazione prescritta» e «rimase pertanto da quel punto annullato qualunque titolo Pisani sopra la miniera d’argento vivo di Vallalta» che passò allo Stato Austriaco; nel 1799 «Andrea Kraitzer», che allora la gestiva, scriveva che il quel periodo «li saggi però più recenti sono poverissimi e vi si può dire spogli di mercurio, perché la parte di quel monte ove si scavava, dopo sospesi li lavori, si è resa rovinosa, ma con qualche spesa si suppone che si potrebbe nuovamente scoprire, e forse con prospero successo, il filone quando inclinasse come dimostrava dalla parte dello Stato Austriaco » (17).
Alla fine del Settecento le prime due fasi di scavo, promosse dalla famiglia Pisani e da Giacomo Nani, erano quindi già concluse da un po’ di tempo. La terza fase di scavi riprese in seguito nel solco della dinastia Zanchi (38), che aveva promosso e diretto i lavori per conto pubblico nelle due precedenti fasi di sfruttamento. Melchiorre Zanchi (1770 - 1840), nipote di Domenico e figlio di Nicolò, all’inizio dell’Ottocento cominciò a scavare per circa 200 metri la galleria che porta il suo nome, cercando di raggiungere il cuore del giacimento, ma essendo obbligato a fermarsi per mancanza di mezzi; il suo progetto venne ripreso nel 1862, dopo che la Società Veneta Montanistica acquisì i diritti di sfruttamento della miniera, e venne portato a compimento con successo nel 1867, aprendo la fase di maggior produttività della miniera, durata fino al 1879. Ma questa è un’altra storia.
Francesco Laveder
BIBLIOGRAFIA e FONTI INEDITE
1. Francesco Laveder, Antiche miniere in Alta Valle del Mis, Archivio Storico di Belluno Feltre e Cadore (ASBFC), LXXXIII (2012), n. 350, pp.169-204.
2. Marcus Anton Corniani degli Algarotti, Dello stabilimento delle miniere e relative fabbriche nel distretto di Agordo. Trattato storico, mineralogico, disciplinare, Venezia, Andreola, 1823, p. 7; p. 55; pp. 167-221.
3. Philippe Braunstein, H. Valentinitsch, Das landesfürstliche Quecksilberbergwerk Idria, 1575-1659, Forschungen zur geschichtlichen Landeskunde der Steiermark, «Annales. Economies, Sociétés, Civilisations» (1987), 42/4, pp. 804-807.
4. Archivio di Stato di Venezia (ASVE), Deputati alle Miniere, Investiture di miniere - Terraferma. Conegliano Feltre Serravalle Ceneda e Bassano, c. 10.
5. Enrico De Nard, Cartografia bellunese: saggio storico, Belluno, Istituto Bellunese di Ricerche Sociali e Culturali, Serie Varie n. 10, 1985, pp. 28-30. La fonte citata è la seguente: Archivio di Stato di Venezia (ASVE), Provveditori alla Sanità, Disegni, b. 1, n. 4.
6. ASVE, Deputati alle Miniere, Investiture di miniere - Terraferma. Conegliano Feltre Serravalle Ceneda e Bassano, c. 11.
7. ASVE, Deputati alle Miniere, Lettere Missive. Feltre, 28 luglio 1716; Lettere Responsive. Feltre, 4 agosto 1716.
8. ASVE, Deputati alle Miniere, Lettere Responsive. Feltre, 3 maggio 1720.
9. ASVE, Senato Terra, reg. 8, c. 188, 3 febbraio 1483 (1482 more veneto).
10. Pietro Mugna, Dell’Agordino. Cenni storici, statistici, naturali, Venezia, Tipografia del Commercio, 1858, p. 51; rist. anast., Belluno, Nuovi Sentieri, 1972.
11. ASVE, Deputati alle Miniere, Investiture di miniere - Terraferma. Conegliano Feltre Serravalle Ceneda e Bassano, c. 13, 23 agosto 1724.
12. ASVE, Deputati alle Miniere, Lettere Missive. Feltre, 6 settembre 1724.
13. Annibale Alberti, Roberto Cessi, La politica mineraria della Repubblica veneta, Roma, Provveditorato Generale dello Stato, 1927, pp. 363, 365, 368-371, 388, 391, 396, 399. Le fonti citate sono tratte da: ASVE, Deputati alle miniere, Relazioni, busta III, Relazioni Zanchi; Deputati alle miniere, Scritture, III, 127; Consiglio dei Dieci, Comuni, 1747.
14. ASVE, Deputati alle Miniere, Lettere Missive. Feltre, 22 dicembre 1738; Lettere Responsive. Feltre, 2 gennaio 1738.
15. ASVE, Deputati alle Miniere, Lettere Missive. Feltre, 8 agosto 1740; Lettere Responsive. Feltre, 19 agosto 1940.
16. Ernesto Oreglia, Notizie sull’industria mineraria nella Venezia sotto il dominio della Repubblica, in Appendice «Rivista del Servizio Minerario del 1913», Roma, Cecchini, 1915, p. 58.
17. Biblioteca del Museo Correr di Venezia (BMCVE), Manoscritto Wcovich-Lazzari, b. 125/2, fasc. Miniera Pisani (vecchia segnatura b.77 2/c M), Statistica de’ minerali, marmi e argille nei dipartimenti ex veneti nel 1806 di Gio.Girolamo Costa.
18. Rodolfo Gallo, Una famiglia patrizia: i Pisani ed i palazzi di S.Stefano e Stra, «Archivio veneto», LXXIV (1944) 34, pp. 65-228 (con tavola genealogica al termine).
19. ASVE, Deputati alle Miniere, Lettere Missive. Feltre, 8 luglio 1741.
20. Raffaello Vergani, Tra economia e scienza: Giovanni Arduino e le miniere venete del Settecento, in Scienza, tecnica e pubblico bene nell’opera di Giovanni Arduino (1714-1795), Atti del Convegno, Verona, 9-10 febbraio 1996, Verona, Cassa di Risparmio di Verona Vicenza Belluno e Ancona, 1999, pp. 193-206. La fonte originale di questo documento autografo dell’Arduino è la seguente: BMCVE, Manoscritto Wcovich-Lazzari, b. 125/2, fasc. Miniera Pisani, 30 giugno 1768.
21. Giovanni Arduino, Di varie minere di metalli, e d’altre specie di fossili delle montane provincie Venete di Feltre, di Belluno, del Cadore, e della Carnia, e del Friuli, Memorie di matematica e fisica della Società Italiana, Verona, Ramanzini, 1786, pp. 310-311; vedi anche: «Notiziario ARCA», 11 (2004), p. 4; 14 (2005), pp. 10 -11.
22. Tito De Nardin, Giovanni Tomasi, I nomi dei luoghi della Conca Agordina. Agordo, Gosaldo, La Valle, Rivamonte, Taibon, Voltago-Frassenè. Etimologia e storia, Belluno, Nuovi Sentieri, 2011, n. 756, p. 69.
23. Fra Cristoforo, La certosa di Vedana. Appunti storici, ASBFC, XI (1939), n.64, pp. 1098-1100.
24. Tommaso Antonio Catullo, Sulla necessità di promuovere lo scavo delle miniere nel Dipartimento Piave, Belluno, Tissi, 1815, pp. 8-9, 24. Idem, Prospetto degli scritti, Padova, Tipografia Angelo Sicca, 1857, pp. 80-85. Idem, Cenni biografici del cavaliere Pier Luigi Mabil, Padova, Minerva, 1836, pp. 9, 29-30. Idem, Saggio di zoologia fossile, Padova, Tipografia del Seminario, 1827, pp. 306-307.
25. Francesco Laveder, Il villaggio dell’abete bianco. Storia di una famiglia agordina e della sua vallata, Belluno, Istituto Bellunese di Ricerche Sociali e Culturali, 2009, pp. 54-55.
26. BMCVE, Ms. Wcovich-Lazzari, b. 125/2, fasc. Miniera Pisani (vecchia segnatura: b. 77 2/c G), Bilancio Iseppo Zanchi.
27. Dario De Nardin, Notizie di Vallalta e della sua miniera di mercurio, Agordo (BL), in Matiùz, C.A.I. Sezione Agordina, Adunanza 2001, p. 42.
28. ASVE, Deputati alle Miniere, Lettere Missive. Feltre, 28 settembre 1784.
29. ASVE, Deputati alle Miniere, Lettere Missive. Feltre, 27 settembre 1785.
30. ASVE, Deputati alle Miniere, Lettere Missive. Feltre, 1 giugno 1786.
31. BMCVE, Ms. Wcovich-Lazzari, b. 125/2, fasc. Miniera Pisani, Relazione Marco Corniani.
32. Lucio Doglioni, Notizie istoriche e geografiche della città di Belluno e sua provincia, Belluno, Tissi, 1816, p. 59.
33. Bartolomeo Zanon, Brevi notizie intorno alle miniere metalliche, cave di pietre e marmi, ed acque minerali esistenti fra le Alpi Noriche nella Provincia di Belluno, «Minerva Farmaceutica», V (1956), 2-3, pp. 52-54.
34. ASVE, Deputati alle Miniere, Lettere Responsive. Feltre, 10 maggio 1789.
35. Sergio Claut, Contributo alla cartografia bellunese, «Le Dolomiti Bellunesi», X (1987), 18, pp. 45-51. La fonte originale del documento è la seguente: Feltre, Archivio Capitolare della Cattedrale (ACCF), armadio III, piano IV, busta 1, fascicolo 1, Catastico delle montagne di Campotorondo e Vallalta.
36. ASVE, Deputati alle Miniere, Lettere Missive. Feltre, 3 aprile 1745; 19 marzo 1754; 5 ottobre 1793.
37. Mario Gaggia, Notizie genealogiche delle famiglie nobili di Feltre, ASBFC, VII (1935), n.37, pp. 614-615.
38. Gabriele Bernardi, La famiglia Zanchi ad Agordo, «Echi di Agordo», LXXIX (2013), 2, pp. 3-4.
Documento n. 1. Concessione dei Deputati alle Miniere di una miniera posta
nel Vallon della Pezzea - 30 luglio 1714, con nota a margine in data 31 agosto 1724.
Anno Sitti Nome degli Investiti
1714, 30 Luglio Feltre Don Marco Graffini
Nel territorio di Feltre in loco detto Minera indicante marcheseta piombosa
La Val delle Pogiatte confina mattina mezzo dì e settentrione zone
boschive del Capitolo dei Canonici di Feltre, sera
Acqua della Pezzea. Investitura al n.1462
Accordo per anni 5 in ducati 5 effettivi all’anno
Detto Detto Michiel Angelo Carrara
Nel territorio suddetto in loco detto Minera ut supra, confina mattina, mezzo dì, e sera
Vallon della Pezzea rocce e crode di ragion del Capitolo sudetto, sera
Acqua sudetta.
Investitura al n. 1463.
Accordo per anni 5 in ducati 5 effettivi all’anno
A margine della prima investitura (sbarrato con due tratti trasversali)
1724, 31 agosto. Lettera del Pubblico Rappresentante di Feltre qual asserisce esser da Don Benedetto Marzari, Procurator di Vedana, appar in al numero… la presente nota in qui sotto
A margine della seconda investitura (sotto la nota precedente)
1724, 31 agosto.
Da lettera sudetta e da deposizioni, appar esser stata fatta qualche prova e cavato qualche poco d’argento vivo,
mà al presente non posson asciugar l’acqua, et viene al presente esercitata dal padre Priore di Vedana di nome Don
Benedetto Marzari.
FONTE: ASVE, Deputati alle Miniere, Investiture di miniere. Terraferma. Conegliano, Feltre, Serravalle, Ceneda e
Bassano, c. 11.
COMMENTI
La ripetizione di «sera», senza citare il settentrione, nella seconda investitura, è presente nell’originale.
Documento n. 2. Concessione dei Deputati alle Miniere di una miniera posta nel Vallon della Pezzea –
23 agosto 1724, con conferma del possesso in data 19 giugno 1725 (retro del documento).
N. 1579
Noi Deputati dall’Eccelso Consiglio di Dieci sopra le Minere
Invigilano Noi con zelo, et fervore, allo scoprimento, et conservatione delle Minere di questo Serenissimo Dominio, riuscite nell’età decorse di molto utile, e profitto al Publico, et al privato, essendo Publica intenzione che li Nobili, Cittadini, e Sudditi Nostri, ogn’uno, benche Estero, che è capace d’haver Beni nello Stato si applichino degnamente à simile essercitio non meno utile, che quello de’ Terreni, acciò non restino sepolti li doni concessi dal Signor Iddio à questo Serenissimo Stato; che però supplicati da Marco Facen di esser investito di una minera indicante marcheseta piombina nel Territorio di Feltre in loco detto Vallon della Pezzea, confina à mattina, mezzo dì e sera rocce e crode di ragion del Capitolo dei Signori Canonici di Feltre, à sera acqua della Pezzea, salvi sempre li più veri nomi e confini, che dal Soprastante del Magistrato Nostro le verrano assegnati, e descritti al rovescio della presente; obbligandosi il suddetto investito di pagare in luogo di decima annualmente e anticipatamente ducati cinque effettivi, eseguita la terminazione nostra di questo giorno e ciò per anni cinque oggi principiati, com’esprime la stessa nostra terminazione.
Onde con l’auttorità conferita dall’Eccelso Conseglio di Dieci al Magistrato Nostro lo habbiamo investito, come in vigor delle presenti solennemente lo investimo con quelli, che saranno da lui nominati, e con tutti li loro descendenti, heredi, et successori in perpetuo della sopranominata Minera ad haver, tener, goder, posseder, usufruttar, et in quella far liberi spatii fino tre buse con li suoi respiri, e scolatorii necessarii da esser legnata, et limitata dal Soprastante Nostro in conformità delli sudetti confini frà le sue giuste misure, con libera facoltà alli sudetti Investiti di poter cavar, e far cavar nei limiti predetti della sudetta Busa, ò Minera, non solo la mataeria sudetta, mà anco Oro, Argento, Rame, Stagno, Argento vivo, Piombo, Ferro, et ogn’altro Metallo, et Minerale, ò cosa sotterranea, con obligo di pagar al Publico la giusta Decima della vena e Chissi cerniti, et d’ogn’altra cosa sotterranea da esser tutto il detto Oro, et Argento, portato alla Publica Cecca, per esserli prontamente restituito battuto in Moneta simile, detratte le solite spese della Cecca; Risservando al Magistrato Nostro per il Publico interesse, diretto Dominio, et Ius Regale, l’auttorità di poter passar, e transitar per cadauna di esse Buse, ò Minere, Respiri, e Scolatorii, et di poter fare per conto Publico più profondi, ò interni cavamenti fuori però delle misure loro concesse, e senza alcun, benche minimo pregiudicio, ò danno delli medesimi Investiti, et Heredi loro.
Et in testimonio di Publico aggradimento per l’impiego, et applicatione de’ Sudditi, et Esteri capaci d’haver nello Stato all’Escavatione delle Minere, come per allettarli à simile Lavoro, doverà nelli sudetti Investiti continuare il godimento delli soliti Privilegi d’immunità, et esenzione per quanto ricercasse l’opera, che fosse da loro fatta, sempre però con notizia del Magistrato Nostro, et con licentia da Noi sottoscritta; Concedendogli insieme con la presente di poter far quelle Fabbriche, et Edificii, che necessariamente gli occorressero per servitio della sudetta Minera, il Lavoro della quale restando per qual si sia causa fermato non possano più li sudetti Investiti, goder alcun imaginabile Privilegio d’essentione, ne meno il comodo dei Pascoli, et dei Boschi, che prima gli fossero stati necessarii per il servitio della Minera sudetta, il tutto in conformità del Decreto dell’Eccelso Conseglio di Dieci 12 Luglio 1666, di continuare il Lavoro medesimo. Nel resto obligo pure delli sudetti sia d’osservare quanto dispongono li Capitoli Minerali del predetto Eccelso Conseglio, l’esecutione dei quali, et dei presenti Ordini Nostri invigilaremo con tutto il studio, che sia puntualmente praticata; onde restino levate le fraudi, et possa ogn’uno accertarli dei più severi castighi in caso d’inobbedienza, o trasgressione; Et la presente Investitura sia, et s’intenda esser senza alcun, benche minimo pregiudicio di qual si sia persona, che havesse migliore, et anteriore raggione in essa Minera.
Datta dal Magistrato alle Minere lì 23 agosto 1724.
Gregorio Barbarigo Deputato
Paolo Gion Deputato
Michiel Morosini Deputato Agostino Bianchi
Adì 19 giugno 1725 (retro)
Mi era conferito nella Val di Pezzea Territorio di Feltre di commissione dell’Eccellentissimo Magistrato delle minere in data di 14 marzo e 21 aprile decorsi, unito con Valantin da Pra giurato delle minere e lui haver datto il possesso di una minera di marcheseta cinabrina a Zamaria da Selle facendo in nome di Marco Facen investito havendoli assegnato li confini giusto l’investitura medesima alla presenza di Antonio Francesco mio figliolo e di Geronimo da Selle testimoni.
Francesco Moretti Vicario delle Minere.
FONTE: Archivio di Stato di Belluno (ASBL), Confraternite e corporazioni religiose soppresse, San Marco di Vedana, “Armaro Feltre”, busta 19.
COMMENTI: In carattere normale sono riportate le parti a carattere di stampa, in corsivo le parti scritte a mano nell’originale. La prima parte scritta a mano è analoga a quanto riportato in: ASVE, Deputati alle Miniere, Investiture di miniere - Terraferma. Conegliano Feltre Serravalle Ceneda e Bassano, c. 13, 23 agosto 1724.
Documento n. 3. Lettera del Magistrato alle Miniere di Venezia
al Vicario delle Miniere di Feltre - 1 marzo 1782.
Soprastante Fedel nostro
Nicolò Erizzo nodaro Cavalier Deputato e coll
Investiti gli autori delli NN.HH. ser Luigi e ser Francesco fratelli Pisani, furono de messer Luigi Procuratore, con le investiture del Magistrato nostro rilasciate 29 settembre 1740 e 10 settembre 1756 di un segno di miniera, et altri lavori abbandonati indicanti argento vivo posti in cotesto territorio in loco detto Vallon della Pezzea in Vall’alta alle Moneghe nelli confini in esse investiture dichiarati e chiaramente stabiliti a tergo di quella 10 settembre 1756, perciò sopra le istanze di essi NN.HH. Pisani s’incarica l’attenzion nostra d’invigilare perché non vengano inferiti danni o pregiudizi alle investiture medesime, rendendo conto al Magistrato di qualsiasi novità che fosse insorta turbativa di dette investiture e vi auguriamo ogni bene.
Data dal Magistrato nostro sopra le miniere lì Primo marzo 1782
Allo Soprastante fedel nostro conte Gio.Tomaso Norceno Vicario delle Miniere di Feltre
FONTE: Biblioteca del Museo Correr di Venezia (BMCVE), Manoscritto Wcovich-Lazzari, b. 125/2, fasc. Miniera Pisani.
COMMENTI
Secondo il “more veneto” l’anno iniziava non il 1 gennaio, ma il 1 marzo; le date comprese fra il 1 gennaio e il 28 febbraio secondo il “more veneto” vanno quindi considerate, secondo la datazione attuale, come riferite all’anno successivo.
Non si può escludere che il Nicolò Erizzo, che qui scrive in qualità di Magistrato alle miniere, sia lo stesso che nel 1775 acquistò la Certosa di Vedana, dandola poi in gestione alla famiglia Segato.
Il nome “messer Luigi Procuratore”, che compare all’inizio della lettera, indica Almorò III Alvise o Luigi Pisani (1701-1767), terzo figlio del doge Luigi Pisani, che fu procuratore di S.Marco. I suoi due figli, qui citati, sono Almorò I Alvise o Luigi (1754 - 1808) e Almorò III Francesco (1759 - 1836).
La lettera è indirizzata al conte Giovan o Gian Tommaso Norcen, Vicario alle Miniere di Feltre; dalla riorganizzazione amministrativa del 1666, il titolo di “Soprastante” era attribuito ai Vicari alle miniere, in genere scelti fra la piccola nobiltà locale; i vicari periferici, uno per ciascun distretto amministrativo, affiancavano i tre Deputati alle miniere, scelti tra i patrizi veneziani, nella gestione del patrimonio minerario statale.
Documento n. 4. Lettera di Giorgio Gaetano Piazza ai fratelli Pisani - Primiero 10 gennaio 1783 (1782 more veneto)
Eccellenze veneratissimi Padroni
Non vorrei che l’Eccellenze Vostre avessero a giudicare che in oblio posto avessi l’affare adopratomi per non averle ragguagliate pria d’ora. La stravaganza dei tempi, per cui si resero impraticabili le strade, che intraprender dovea per la visita della miniera, il pessimo stato di salute in cui si trovava il povero mio Sig. Padre furono per me ostacoli gagliardi, che mi trattennero onde adempiere a quei doveri, che la sorte felice e fortunata mi diede di eseguire verso le Eccellenze Vostre. Non sì tosto però, che mi fu concesso di mandar ad effetto la gentilissima loro commissione, che incontinente mi portai al luogo detto Valalta per prendere adeguatamente quelle informazioni, che si ricercano di avere in questa nostra circostanza.
Tommaso quondam Bortolo Renon di anni 74; Pellegrin quondam Vettor Mattarel d’anni 68 ambidue da Tiser Territorio d’Agordo, e Stefano figlio di Pietro Bressan da Valalta pertinenze di Feltre furono quelli, che, da me chiamati, e rigorosamente ricercati, mi diedero quei lumi, e cognizioni, che in appresso Le dirò. Il lavoro della miniera fu incominciato sino dall’anno 1750 sotto la Dita dell’Illustrissima Loro Casa diretto per anni 12 dalli Frati della Certosa di Vedana Territorio di Belluno e per anni due circa dall’Amministratore di Ca’ Crotta, che chiamavasi Silvestro Murazzi; qual mineral lavoro sostenuto da numero 12 Canoppi rendeva il 12 per cento. Nel luogo, e sito minerale vi sono due dossi uno di passi numero 11 e l’altro di passi numero 12 scavati a campana, che ora si trovano otturati, ma si potrebbero in addesso con poco dispendio riaprire e motivo delle travature ancor buone. Lo stollo nominato la Certosa di Vedana S.Brunon pure otturato è di lunghezza per arrivare al dosso primo detto dal giorno passi numero 60. Altro stollo nel detto dosso al di dentro, che va alla Roa dal Des è di passi numero 65. Altro stollo a mezzo il dosso primo, che va verso mattina è di passi numero 113 circa. Detta miniera confina a mattina Pian delle Giasene, a mezzo giorno Frate de’ Renaldo, a sera, e settentrione acqua della Pezea (Pazea) sotto il Prà della Costa. Anni 14 sono, da ch’è abbandonato il lavoro. A mano dritta, cioè a mattina di lunghezza dal primo dosso passi numero 15 è la miniera di S.E. Sig. Giacomo Nani di S.Trovaso di sovra quella dell’Illustrissima Loro Casa, che attualmente viene lavorata, come dissi loro a voce dal Sig.Andrea Zanchi fu Direttore della miniera di Rame del Serenissimo Principe, ed ora Agente del sopralodato S.E. Nani. Ora mi permettano di poterle dire il mio sentimento, e parere su questo affare. La miniera medesima, di cui in una scatoletta invio la mostra, potrebbero l’Eccellenze Vostre locarla a S.E. Nani previa però una Investitura da farsi dall’Eccellenze Loro, ricercandosi a farla ogni decennio. Caso poi, che l’Eccellenze Vostre risolversi non volessero di darla a locazione, in allora converrebbe, ch’essi Loro facessero fare un qualche picciolo lavoro di anno in anno per non pregiudicare quel diritto, e quell’azione, che all’Eccellenze Vostre compete in ordine di miniera. Altro non mi rimane di dirle su questo proposito. Mi diano maggiori occasioni, onde palesar Loro l’ardente mia premura d’impiegare l’opra mia, la mia servitù in segno di quel molto, che professo al merito dell’Eccellenze Vostre. E qui sul fine pregandole di volermi riguardare benignamente, e di assistermi colla potentissima Loro Grazia e Protezione, e con profondo rispetto, e venerazione inchinandoLe ed umilmente baciandoLe il lembo della Loro Veste, mi consacro
Dell’Eccellenze Vostre
Devotissimo Obbligatissimo Obbedientissimo Servidor vero
Giorgio Gaetano Piazza
Primiero li 10 Gennaro 1782
FONTE: BMCVE, Manoscritto Wcovich-Lazzari, b. 125/2, fasc. Miniera Pisani.
Documento n. 5. Delibera dei Deputati alle Miniere sul ripristino dei fratelli Pisani
nell’investitura sulla miniera di mercurio di Vallalta - 27 maggio 1786
(copia redatta da Nicolò Zanchi, Soprintendente alle Miniere di Agordo)
Gl’Illustrissimi, et Eccellentissimi Signori Deputati dall’Eccelso Consiglio di Dieci sopra le Miniere
Infrascritti
Caducata per il Proclama di questo Eccellentissimo Magistrato 18 settembre 1784 l’Investitura conceduta lì 10 settembre 1756 alli NN. HH. (nobiluomi) Messer Luigi Pisani Cavalier, e Procuratore (di S.Marco) e Fratello, furono del Serenissimo, di un segno di miniera indicante argento vivo nel Territorio di Feltre nel luoco detto Vallon della Pezzea in Vall’alta alle Moneghe fra li confini in essa descritti, implorano presentemente li NN.HH. ser Almorò I e ser Almorò III, fratelli Pisani, di essere ripristinati nella medesima per li motivi addotti nella riverente loro supplicazione.
Pronte s.s.e.e. a promuovere, ed accrescere li minerali lavori per quel bene che può derivare alla Nazione e allo Stato, accogliono la supplica stessa, e ripristinano li suddetti NN.HH. in tutti que’ diritti, e rispettivi doveri che dalla suddetta investitura erano dipendenti.
Tale ripristino però non dovrà essere di alcun pregiudizio a quelli che fossero stati legalmente investiti dal Magistrato nella Valle medesima.
Sarà debito delli predetti NN.HH. in adempimento alle leggi e Capitoli Minerali riprodursi almeno entro mesi sei a stabilire l’accordo per la corrisponsione della Decima Minerale Patrimonio dell’Eccelso Consiglio di Dieci.
E così sia eseguito e del presente ne sarà data notizia agli Investiti nella suddetta valle.
Andrea Querini Deputato
Bortolamio Gradenigo nodaro Cavalier Deputato
Barbon Vincenzo Morosini 4° Deputato
Tratta dall’autentica esistente nel Magistrato Eccellentissimo delle Miniere in Filza Terminazioni
Nicolò Zanchi Sopraintendente
FONTE: BMCVE, Manoscritto Wcovich-Lazzari, b. 125/2, fasc. Miniera Pisani.
COMMENTI
La frase «furono del Serenissimo» conferma indirettamente che la concessione del 29 settembre 1740 riguardava il doge Luigi Pisani.
Documento n. 6. Lettera di Giacomo Nani al Magistrato alle Miniere - 9 giugno 1786
(trascritta a cura di Nicolò Zanchi, soprintendente alle miniere di Agordo)
Costituto etc. il N.H. ser Giacomo Nani Cavalier e sopra la graziosa notizia fattagli dell’atto di questo Eccellentissimo Magistrato 27 maggio 1786 con cui furono ripristinati li N.N. H.H. ser Almorò I e ser Almorò III fratelli Pisani nell’esercizio della minerale investitura in Vall’alta conceduto a loro autori nel 1756 caducata per le leggi e capitoli minerali dall’ozio e dall’inosservanza delle leggi stesse, e rispettando esso N.H. l’atto medesimo non può a meno di riverentemente significare che nullaostante il suddetto ripristino egli crede che non sarà per derivarne alcun danno a’ suoi lavori, o all’uso di quella prerogativa, ch’era annessa alla miniera del Magistrato ad esso investita, sulla fede della quale ha egli incontrate gravissime spese per mettere a profitto un minerale e da privati e dal Magistrato da tanti anni precedenti abbandonato, e che la detta concessione non potrà ripristinare il giorno della caducata investitura 1756 lo che pregiudicherebbe all’anzianità dell’investitura di esso N.H. costituente ottenuta li 28 settembre 1775 ed in uniformità del sentimento della medesima ripristinazione dovrà continuare ad essi N.N.H.H. Pisani il debito di dirigere i loro lavori contrari a quelli del Magistrato ora rappresentati dallo stesso N.H. Costituente, come sta chiaramente espresso nella loro investitura 10 settembre 1756. E della presente ne sarà data notizia alli suddetti N.N.H.H. Pisani per ogni buon fine et effetto, et sic
Addì 9 giugno 1786
Prodotto nel Magistrato Eccellentissimo sopra le Miniere dal Cavalier Nani
die dicta
Intimato Riferì Bariletto Francesco
Tratta dall’autentica esistente nel Magistrato Eccellentissimo sopra le miniere in Filza Costituti
Nicolò Zanchi Sopraintendente
FONTE: BMCVE, Manoscritto Wcovich-Lazzari, b. 125/2, fasc. Miniera Pisani.
Documento n. 7. Lettera dei Fratelli Pisani al Magistrato alle Miniere - 20 giugno 1786
(presentata da parte del notaio Giovan Battista Capelli)
Die martis 20 mensis Junii 1786 - indictione 4° ad cancellum Venetiis
Costituito Domino Salvador Marconi Interesse e per nome delli N.N. V.V. (nobili viri) ser Almorò I detto Alvise e ser Almorò III detto Francesco fratelli Pisani, furono de Messer Almorò III detto Luigi Cavaliere e Procuratore di S.Marco, e veduto il costituto 9 giugno corrente annotato al Magistrato Eccellentissimo sopra le Miniere intimato ad essi N.N.V.V. ser Giacomo Nani Cavaliere, che mentre conferma di dover rispettare l’atto di esso Cavalier Magistrato 27 maggio prossimo passato, che ripristina detti N.N.V.V. fratelli nell’antica investitura della loro famiglia 20 settembre 1756, et in tutti que’ diritti, e rispettivi doveri, che sono dalla medesima dipendenti, togliendo con la competente sua autorità quell’obice, che all’uso della medesima derivar
poteva dalla venerata terminazione 18 settembre 1784, non mai resa nota ad essi N.N.V.V. aventi interesse, come prescrive la medesima, nota però ad esso N.V. Cavalier investito d’altra minera, emanata essendo la stessa in tempo, che copriva quella rispettabile magistratura, e perciò segnata dalla venerata sua firma, pretende però con aperta implicanza, che non abbia di essere operativo l’atto sudetto per ripristinare il giorno dell’investitura 1756, il che sarebbe render vano, ed inutile, anzi distruggere totalmente l’effetto di esso accordato ripristino per quelli oggetti già spiegati in parte in esso costituto, e che dalli Agenti di detto N.V. Cavaliere si vanno coltivando essendo però una tale spiegata pretesa manifestamente destituita di appoggio, e pienamente convinta dal chiaro sentimento dell’atto di detto Cavalier Magistrato 27 maggio prossimo passato, non che da ogni più evidente confronto di ragione, e di fatto così al tal qual costituto 9 giugno corrente di esso N.V. Cavaliere non posson detti N.N. V.V. costituenti, che protestare amplamente, e come nel puro e semplice esercizio de’ loro diritti, e rispettivi doveri in dipendenza della loro investitura 20 settembre 1756 già confinata, sono pienamente tutelati dalla venerata autorità di esso Cavalier Magistrato, che in vista delle cose rassegnate li ha senza restrizione, ed esenzione alcuna ripristinati nella medesima, così solennemente dichiarano che saranno sempre pronti a difendersi e sostenerli a fronte di chiunque meditasse d’inferire ai medesimi il menomo pregiudizio et sic. Et il presente sarà annotato negli atti del Sig. Gio.Batta Capelli Nodaro Veneto.
Jo.Baptista Capelli Pubblico
Veneto Notaio in fede
FONTE: BMCVE, Manoscritto Wcovich-Lazzari, b. 125/2, fasc. Miniera Pisani.
Documento n. 8. Lettera del Vicario alle miniere di Feltre, Gian Tommaso Norcen,
ai Deputati alle Miniere - 23 giugno 1786
In dovuta obbedienza de’ venerati comandi giuntimi con le riveribili lettere di V.V.C.C. li primo corrente, non ho mancato di far registrare in questa cancelleria l’accompagnatami terminazione a favore delli N.N.H.H. ser Almorò I e ser Almorò III fratelli Pisani, non che l’investitura 10 settembre 1756. In quanto poi all’incarico d’invigilare che gli altri investiti nelle situazioni vicine non intacchino coi loro lavori li termini e misure spettanti a detti N.N. H.H. Pisani non mancherò della possibile vigilanza ed attenzione, trovandomi in dovere per altro di rendere avvertite V.V. E.E. che quei siti ove fu concessa l’investitura sono assai distanti dalla città, molto segregati dall’abitato ed oltre modo disastrosi ed alpestri. Ad ogni modo sarò sempre pronta l’obbedienza mia di venerare i pubblici comandi e frattanto ho l’onore di professarmi con piena venerazione.
Gio. Tomaso Norcen
FONTE: ASVE, Lettere Responsive. Feltre, 23 giugno 1786.
Documento n. 9. Lettera del Vicario alle miniere di Feltre, Gian Tommaso Norcen,
ai Deputati alle Miniere - 21 agosto 1786
Li N.N. H.H. ser Almorò I e ser Almorò III fratelli Pisani prodotti si sono nella divota mia persona ad officio minerale perché volessi portarmi in Val’Alta loco detto Vallon della Pezzea alle Moneghe per verificare li confini di una minera detta San Luigi della quale furono essi N.N. H.H. ultimamente investiti da cotesto Eccelso Magistrato con atto di investitura loro concessa il dì 27 maggio prossimo passato.
L’età mia di molto avanzata e la fatal sciagura di aver interamente perduto da pochi anni in qua l’uso della vista mi tolgono assolutamente il modo di prestarmi in persona alla visita di quei lochi i quali sono oltre modo alpestri e difficili non senza pericoli e molto disgiunti dall’abitato. In tale dolorosa circostanza però oso di produrmi con tutto l’ossequio alle V.V. E.E. di esibire la persona di Giorgio mio figlio il quale si dovrà l’onore di fare la mia vece andando sopra loco e di eseguire le venerate commissioni spiegate nelle riveribili lettere del detto Eccellentissimo Magistrato di giugno prossimo passato.
Sarebbe poi segnalata la grazia di V.V.E.E. se compatir volendo per loro clemenza la mia disgrazia andar mi volessero dopo trenta tre anni circa di servizio le dimissioni dall’onorevole carico di Vicario Minerale sostituendone il detto mio figlio sperar volendo anche in lui se onorato fosse del nobil impiego in egual zelo e fervore a quello del povero padre che si dà l’onore di protestarvi con profonda venerenza.
FONTE: ASVE, Lettere Responsive. Feltre, 21 agosto 1786.
Documento n. 10. Lettera dei Fratelli Pisani al Magistrato alle Miniere - 9 ottobre 1786
(presentata da parte del notaio Giovan Battista Capelli)
Die lunes 9 mensis octobris 1786 - indictione 5° ad cancellum Venetiis
Costituito ser Domino Salvador Marcono Interesse e per nome delli N.N.V.V. ser Almorò I detto Alvise e ser Almorò III detto Francesco fratelli Pisani, furono di Messer Almorò III detto Luigi Cavaliere e Procuratore di S.Marco, e perché dall’attual sospensione e giacenza della verificazione delle comissioni rilasciate a loro istanza dal Magistrato Cavaliere sopra le Miniere per la rilevazione delle legali distanze, e termini della minera, di cui sono essi N.N.V.V. investiti in Vallalta Territorio Feltrino a tenor de’ Capitoli Minerali, sospensione procedente dalla impossibilità di eseguirsi le comissioni predette dall’attual Vicario delle Minere di Feltre attesa la sua età, e imperfezione di vista, non abbiano a risentir pregiudizio di lavori, che si fanno nelli stolli della minera di essi N.N.V.V. costituenti, dichiarano li medesimi a lume del veneratissimo N.V. ser Giacomo Nani Cavaliere, che per riconoscere unicamente nel presente stato di cose le legali distanze, e termini della propria minera a tenor de’ capitoli minerali suddetti, faranno essi N.N.V.V. riconoscere col mezzo di Pubblico Perito le distanze e termini medesimi a salvezza del proprio interesse, e diritti, attendendo poi, che vengano eseguite le legali ricognizioni, in ordine alli comandi a loro istanza rilasciati dal Magistrato Cavalier suddetto, delli confini, termini, e misure sudette, e per poter frattanto passare alli convenienti protesti, se trovassero mai, come (h)anno ragione di crederlo, pregiudicati, o invasi da altri i propri confini, termini e misure minerali. Il che sia sempre con la dovuta osservanza e venerazione alle prescrizioni ulteriori della rispettata Magistratura predetta, e senza imaginabile pregiudizio d’ogni azione e ragione ad essi N.N.V.V. costituenti competenti. et sic.
Jo.Bapta Capelli Pubblico Veneto
Notaio in fede