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NOVEMBRE 2007 N° 18
ARCHEOLOGIA
AL PIAN DELLA LORA
IN
VAL CIVETTA
Il progetto è stato parzialmente realizzato con il contributo del
Consorzio dei Comuni del Bacino Imbrifero Montano del Piave di Belluno
SCAVO MESOLITICO
È
stato nell’anno 2000 che sul n° 45/XXIII della rivista Dolomiti Bellunesi è
comparso un articolo di Piergiorgio Cesco Frare e Carlo Mondini, attivi soci
degli Amici del Museo di Belluno, nel
quale si annunciava tra molte altre segnalazioni il ritrovamento di una
quindicina di reperti di selce, tra lame e schegge, databili al Mesolitico, nei
pressi di un luogo chiamato Pian de la
Lora situato più o meno a mezza via tra il rifugio Vazzoler e il rifugio
Tissi nel gruppo del Civetta, sul sentiero l’Alta Via n°1 delle Dolomiti.
Risale
invece all’anno 2002 la realizzazione nello stesso vallone di una serie di
esplorazioni da parte di soci del Gruppo
ARCA; è merito di
Il
Notiziario ARCA n° 8 del novembre 2002, dedicato proprio al Mesolitico
nell’Agordino, riporta sia del ritrovamento del Pian de la Lora che di alcuni
altri siti individuati dal nostro Gruppo.
Per
avere l’immagine aggiornata sui ritrovamenti mesolitici della provincia di
Belluno è stata curata da Piergiorgio Cesco Frare e da Carlo Mondini la
pubblicazione dal titolo: ‘’Il
Mesolitico in provincia di Belluno – il quadro dei ritrovamenti’, edita
nel 2005, quale supplemento al fasc. 329 dell’Archivio Storico di Belluno
Feltre Cadore, quaderno n°6; nel testo sono segnalati e commentati più di
centocinquanta siti scoperti dagli appassionati di archeologia della nostra
Provincia, soprattutto ad opera degli Amici
del Museo di Belluno. Fra tutti
questi siti scoperti finora sono stati scavati quelli di Mondeval e del
Cansiglio
Ed
ora, tornando al Pian de la Lora, nel 2006 si è delineata l’idea di
accomunare le forze dei due gruppi archeologici, bellunese ed agordino, allo
scopo di verificare quanto l’ipotesi dell’accampamento
estivo fosse fondata. Nella sua instancabile attività, Carlo Mondini ha
avuto l’occasione di conoscere uno specializzando, Carlo Franco, che si sta
formando anche in Polonia sotto l’egida del prof. Koslowski, un conoscitore
anche del Mesolitico italiano; la proposta di
dirigere uno scavo in alta quota e in area dolomitica utile alla stesura della
propria tesi di dottorato ha trovato entusiasta il dott. Franco; dopo aver
verificato la indisponibilità alla direzione scientifica del progetto da parte
di professori dell’Università di Ferrara, ci si è riferiti all’Università
di Venezia, e cioè al prof. Paolo Biagi che ha accettato; dopo aver avviato le
necessarie pratiche verso la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto e
successivamente verso il Ministero competente, nella tarda primavera del 2007 si
è svolta una visita al sito da parte del prof. Biagi e del dott. Franco: la
maestosità del gruppo del Civetta, il tempo tempestoso, il sito con le vicine
tracce dell’antico laghetto che la piovosità permetteva ancora di
intravedere, la presenza di selci.
Campo allestito per lo scavo in Val Civetta
I Gruppi si sono quindi dedicati alla ricerca di sponsorizzazioni che fornissero
i mezzi minimi necessari alla realizzazione del progetto. Questa è una nota
dolente che fino a qualche giorno fa abbiamo dovuto registrare: le magre finanze
dei Gruppi hanno supportato le spese dell’indagine archeologica; non disperando,
a posteriori, il Consorzio-BIM PIAVE ha erogato un parziale finanziamento alla
nostra iniziativa; cogliamo qui l’occasione per un sentito ringraziamento.
La localizzazione in alta quota del sito ha poi creato non pochi problemi
logistici: la salita dalla capanna Trieste alle Case Favretti, passando per il
rifugio Vazzoler, è fattibile con un mezzo fuoristrada; per raggiungere il sito
è richiesta poi un’altra mezzora di cammino su sentiero non carrabile; un primo
progetto prevedeva la sistemazione dei partecipanti (dieci persone circa) in una
capiente tenda sia per la pausa notturna sia per l’uso cucina che per
l’accoglienza degli operatori in caso di maltempo; naturalmente si dovevano
portare in quota anche i materiali di scavo e i viveri necessari per una decina
di giornate; tale progetto si è rivelato irrealizzabile soprattutto perché si
puntava sul trasporto ‘eccezionale’ di tutto il necessario da parte di un
elicottero del Corpo Forestale dello Stato che poi non ha potuto operare; il
secondo progetto, quello realizzato, si è rivelato il più gradevole anche se meno da
boy-scouts: l’appoggio al rifugio Vazzoler sia per la notte che per la
cena, sia per i servizi di doccia calda che per il pranzo al sacco, sommato alla
gentilezza dei gestori, ha risolto brillantemente una possibile serie di sicure
problematiche, ancor più che il clima del periodo è stato poco favorevole.
L’esigenza di portare fino all’altezza delle Case Favretti il materiale
necessario allo scavo ha incontrato l’estrema disponibilità del socio Giacomo
Mottes che col suo fuoristrada ha trasportato persone e cose sia ad inizio che a
fine cantiere.
Lo
scavo è avvenuto dal 7 al 13 luglio 2007. In complesso si è operato per cinque
giornate piene con una presenza e disponibilità di una decina di persone in
media al giorno.
Una
volta iniziato lo scavo, il clima umano, all’inizio un po’ teso, si è
rasserenato man mano che con le cazzuole
venivano portati alla luce i reperti e quindi che il sito confermava le sue
potenzialità; nota simpatica, trovandoci poi a lavorare sull’Alta Via n° 1,
in pieno mese di luglio, si è dovuto quasi creare un ufficio informazioni per fornire agli escursionisti di passagio,
italiani e stranieri, i chiarimenti e le risposte alle loro curiosità e
interessamento. Tutta la terra asportata è stata setacciata a umido con
l’aiuto dell’acqua del vicino torrente.
Nelle
cinque giornate sono stati aperti alcuni metri quadrati di scavo. L’indagine
ha portato alla luce una quantità di materiale maggiore di quanto fosse
preventivato.
Il Gruppo Archeologico Agordino ARCA ringrazia tutti i volontari che hanno reso possibile questa campagna di scavo: G. Bernardi, C. Mondini, M. Bernard, V. Tormen, F.Tormen, P.G e N. Cesco Frare, G. Fogliata, M.R. Salmazo, M.Chiarini, E.Galeone, E. Fogliata, V. Varni, M.Conedera, M.Dalla Vecchia, C. De Biasio, M. Monestier, N. Bulf. Un grazie particolare all’archeologo, direttore di scavo, Carlo Franco che ha gratuitamente prestato la sua opera. Si ringrazia inoltre la famiglia Favretti, proprietaria del terreno. I giornalisti locali hanno dimostrato notevole interesse per la nostra iniziativa e l’hanno fatta conoscere ai lettori bellunesi.
Il gruppo Arca