Lettera al Soprintendente all'Archeologia del Veneto

spedita il 10 aprile 2000

    Siamo il gruppo archeologico ARCA di Agordo;

lo scorso anno abbiamo avuto occasione di contattare il Soprintendente all'Archeologia del Veneto in due occasioni: la prima si è trattato di un incontro tra Soprintendente e FAAV a Padova in cui vari gruppi relazionavano sull'attività passata e futura; il secondo incontro è stato richiesto dai nostri soci per chiarire diversi aspetti della attività: eventuale rivisitazione del Sass di Calon (a la Valle Agordina), dono al gruppo di reperti, ricerca di superficie in località Roit;inoltre, durante lo scavo estivo in località Mandriz di Selva di Cadore si è poi avuto un discorrere con la dott. Bianchin, funzionaria della Soprintendenza, di come sia definibile/definita la ricerca di superficie.

    Se abbiamo ben compreso, un sunto del problema posto nella prima riunione dal Soprintendente è il seguente (chiedendo egli stesso suggerimenti ai gruppi presenti): quale figura è possibile istituire, tale da permettere un'attività coordinata e attenta alla segnalazione di eventuali ritrovamenti dovuti a scavi edilizi oppure reperti occasionali? Una soluzione 'antica' poteva essere la 'figura dell'ispettore onorario', che per sua natura dà affidabilità; ma non gli sembrava una soluzione molto efficace (pur chiarendo che tali figure, in caso, non potevano essere né architetti né archeologi dato che la loro attività lavorativa è troppo legata a eventuali incarichi di scavo); tali responsabili dovevano però essere forniti di esperienza e cultura provata sul campo;dall'altra parte, constatando l'esiguo numero di funzionari regionali della Soprintendenza, non può sussistere in realtà un'efficace organizzazione del territorio.

    Il ripensamento fatto al nostro interno sulla problematica esposta è stato considerato in modo più esteso e ha portato a constatare che:l'atteggiamento 'poliziesco' che la Soprintendenza sfodera in caso di scavi abusivi non è altro che l'altra faccia della medaglia e cioè l'impossibilità di seguire un territorio troppo vasto con le esigue strutture esistenti;non solo; la difficoltà di seguire la pullulante realtà archeologica (anche se probabilmente non è un problema solo veneto), con la conseguente dilazione decennale dell'intervento su siti, magari importanti, favorisce di sicuro l'attività abusiva.

    Come soci del gruppo archeologico di Agordo ci permettiamo di suggerire alla Soprintendenza, per scavi di non rilevante importanza, di ritenere che gli stessi gruppi archeologici divengano i soggetti primari di riferimento e responsabili delle ricerche e/o scavi: o nelle persone dei loro presidenti o nella totalità dei soci operativi; ciò con il molteplice scopo di:

    Nulla vieta che tale 'fiducia' ai gruppi possa essere 'testata' preventivamente dalla Soprintendenza sotto forma di partecipazione a corsi teorico/pratici di scavo per l'acquisizione della conoscenza minima di base, o altro.

    In fin dei conti stiamo suggerendo alla Soprintendenza di stabilire un criterio, probabilmente a prima vista inaccettabile: quello di riconoscere l'esistenza di scavi di serie 'A' e altri di serie 'B': con questa lettera , se possibile, cerchiamo di proporre un dibattito costruttivo sull’argomento; confidiamo nel futuro prossimo.

 

cordiali saluti

dal gruppo ARCA di Agordo

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