Archeologia come risorsa culturale e turistica
RITROVAMENTI ARCHEOLOGICI IN TERRITORIO DI LA VALLE AGORDINA
Contributo alla loro conoscenza
Fino alla metà del 1800 circa, cioè fino a quando a causa dell'incremento demografico i nostri piccoli paesi del basso agordino non ebbero la necessità di ampliare la consistenza delle proprie frazioni, poche furono le scoperte archeologiche.
Con la necessità di accrescere il perimetro dei nuclei abitati, si cominciò a scavare anche nelle immediate vicinanze delle frazioni e così in qualche caso vennero alla luce delle sepolture poste a contorno dei nuclei abitati, talune poi datate da Guerrino Malagola come "altomedievali ed appartenenti alla popolazione autoctona romanizzata" e attribuibili ai secoli VI -VII d.C..
A corollario di questi ritrovamenti vi sono anche delle leggende paesane, forse non solo tali, ma se ben analizzate e scorporate della parte fantastica potrebbero contenere fatti reali...
Sito n° 1, Sass de Calon :
il rinvenimento è datato 1940 -1941. A seguito dello sradicamento di un albero, posto sul lato sud-est del sasso, venne alla luce una sepoltura a doppia camera in muratura di sassi e calce con probabile pavimentazione in somàsa cioè pietrisco, paglia e calce. La camera più profonda era di pari lunghezza della superiore, ma più stretta e stando al racconto di testimoni in essa erano contenuti resti umani e suppellettili (fibule, armille, pietre levigate forate facenti parte di collane). Vennero eseguiti degli scavi e la terra asportata fu riselezionata dai ragazzi che cercavano perle levigate per giocare a biglie, mentre le fibule e le armille vennero scartate perché ritenute di poco interesse.
Don Ferdinando Tamis ebbe il merito di raccogliere presso le abitazioni dei ragazzi una discreta quantità di oggetti che poi donò all'Istituto Minerario di Agordo.
Sarebbe molto interessante riprendere il sito, sotto la supervisione della Soprintendenza per catalogarlo, fotografare la sepoltura e possibilmente recintare e rendere il tutto visitabile. Il sito è classificato nel Piano Regolatore come Zona archeologica.
Sito n° 2, Col delle Muràe (muraglie) - Castel Canàola:
forse il sito più conosciuto e fantasticato di La Valle Agordina. Posto sulla sommità di un piccolo colle (Col delle Muràe) si racconta esistesse una torretta di guardia (Castel Canàola) mentre il ripido pendio a tergo verso Matten è tuttora chiamato Castelet.
Qui sul Col delle Muràe e precisamente sul versante est, vennero effettuati degli scavi da persone locali e si racconta che il cunicolo di ricerca incrociò un grosso muro sotterraneo in pietrame. Sulla sommità del colle vi è una piccola depressione che la tradizione popolare vuole fosse un sotterraneo della torretta e dove all'inizio del secolo i bambini gettavano sassi che davano l'impressione di cadere in un antro. Il tutto fu riempito con sterpaglia e rami secchi, al ché oggi è visibile la sola depressione. Sembra che gli ultimi sassi della torretta fossero stati utilizzati per costruire una casa accanto. Da testimonianze raccolte, risulta che nei risulta che nei primi anni '60 durante i lavori per la demolizione di un fornello ( tipo stube ) in una vecchia casa nei pressi, fosse venuto alla luce, occultato in una nicchia tra muro e fornello, un calice metallico, come una pisside, con incastonate nel piedistallo 3 o 4 pietre. Sembra che tale oggetto, dopo l'avvenuta asportazione delle pietre, sia stato lasciato ai bambini come giocattolo. Questo fatto andrebbe approfondito e con esso tutta la questione del Castel Canàola che la tradizione vuole fosse abitato dai Della Valle facenti capo all'omonimo rotulo; personalmente nutro dei dubbi sul fatto che i Della Valle fossero un unico casato, ma sostengo la tesi che l'appartenenza al rotulo non fosse per stipite unico, bensì distribuita tra la classe più agiata della popolazione. Anche questo sito è catalogato nel PRG come Zona Archeologica.
Sito n° 3, Col Cugnago- Casa dei Toni-Toni località El Pian:
durante i lavori di scavo della busa dela càuzina ( buco nel terreno nel quale veniva preparata la calce) che doveva servire per la costruzione della casa dei Toni-Toni (così veniva chiamata la famiglia di De Col Antonio) nei primi decenni di questo secolo, venne alla luce una sepoltura che i testimoni raccontarono essere stata fatta in muratura con il fondo in somàsa.
In essa trovavano posto i resti di una persona, presumibilmente un uomo, di statura notevolmente superiore alla media con accanto uno spadino di ferro che al momento della asportazione si ruppe in tre parti. Don Ferdinando Tamis in Storia dell' Agordino, Vol I° attribuisce a questo sito ed al sito n°4 gli oggetti numerati dal 33 al 42 provenienti da La Valle e conservati al Museo Civico di Belluno nel settore archeologico. Da testimonianze risulta che fu avvisata la Soprintendenza che si recò sul luogo, tant'è che i reperti sono stati conservati evitandone la dispersione.
Sito n° 4, Col Cugnago - Cesùra dei Beneti (De Cassai Giovanni):
a questo sito, probabilmente scoperto negli stessi anni del n° 3 e durante i lavori per la costruzione della casa, vengono attribuiti parte dei reperti conservati al Museo Civico di Belluno già citati al n° 3.
Sito n° 5, Col Cugnago - Località Campion ( un tempo Cambrusch):
durante i lavori di scavo per le fondazioni di una casa, nei primi anni di questo secolo ( la data certa è ancora da appurare) fu rinvenuta una sepoltura sulla quale si stanno raccogliendo testimonianze. La scoperta fu tenuta nascosta ed il materiale probabilmente disperso per paura che la moglie del proprietario, se portata a conoscenza della macabra scoperta non volesse in futuro più abitare nella costruenda casa. (quantomeno questa è la versione raccolta).
Sito n° 6, Località Fades, verso nord, in luogo detto Cal larga:
a metà degli anni '70, durante i lavori di scavo di un collettore fognario, la ruspa intercettò una sepoltura contenente i resti di due persone, lo scavo portò alla luce le scatole craniche. Da quanto si è potuto sapere non venne avvisata la Soprintendenza e i resti ossei vennero risepolti nello scavo. Sembra che la tomba non fosse costituita da camere in muratura come le precedenti descritte, ma fosse una semplice fossa in terra. Comunque il luogo è facilmente identificabile e non è da escludere un futuro sopralluogo da parte dell'Autorità interessata.
Sito n° 7, Località Conaggia verso il Cimitero (Crodek):
da notizie forniteci da De Zaiacomo Mario (Rancio) risulta che nell'immediato dopoguerra, durante i lavori per la costruzione di un muretto di recinzione, quindi a scarsa profondità, si sia scoperta una sepoltura con camera in pietrame e contenente resti umani di statura superiore alla media corredati di vasellame ( in coccio ) ed altri oggetti. Anche la zona attigua verso ovest sembra sia stata oggetto di scavi e ritrovamenti. A tal proposito De Col Dino Giorgio (Cianèlo) ci riferisce che suo nonno nel periodo tra le due guerre, scavando nella zona a nord dell'attuale capannone, poco a lato del sentiero, rinvenne alcune sepolture con camera in pietrame a secco e copertura in lastricato; rinvenne anche un vaso in terracotta che il De Col riferisce aver visto da ragazzo nella soffitta della propria abitazione. Non sappiamo se tali ritrovamenti siano stati notificati o meno, ma comunque la zona è meritoria di approfondimenti anche per l'attendibilità dei testimoni oculari e per la dovizia di particolari fornita.
Sito n° 8, Località Mason del Bèga alla Piaia, sulla strada che và in Frès:
nell'immediato dopoguerra, durante i lavori di costruzione della strada, venne rinvenuta un'ascia in rame. Sembra che, da diverse testimonianze raccolte, sia stata utilizzata da chi la trovò, per la costruzione di un saldatore a stagno. Se il fatto fosse confermato, è inutile dire lo sconforto che provoca in noi l'improprio utilizzo di tale importante reperto.
Sito n° 9, Conaggia - Località Crodek (Case Cianeli):
in fase di ristrutturazione di una casa, durante gli scavi, venne alla luce una sepoltura in terra nuda, senza camera sepolcrale, ma contornata da pietrame, contenente i resti di una persona.
Dalla testimonianza di De Col Dino Giorgio (Cianelo) possiamo ricostruire che il rinvenimento risale al primo dopoguerra (anni '50) e che non si hanno notizie sul corredo della sepoltura. Da rilevare la vicinanza col sito n° 7.
Da aggiungere anche che nel 1928, durante i lavori di ristrutturazione del Casàl a Col Cugnago, si rinvenne una moneta romana di epoca post-augustea (sulla trave del colmo sono incise due date, 1928 che è l'anno di ristrutturazione e 1436 che è, presumibilmente, l'anno di costruzione). Non sappiamo in che luogo essa originariamente fosse stata trovata, ma Don Ferdinando Tamis nell'opera testé citata parla di una moneta romana trovata a La Valle nel 1850. E' difficile dire se si tratti della stessa poi conservata o nascosta nel Casàl. La moneta compare nella foto dell'articolo: è dell'Imperatore Massenzio e risale al 300 circa d.C. (1700 anni fa).
Tiziano De Col
LA MONETA DI CASAL