GALLERIA     S A N T A  B A R B A R A

 

    Nel sito Minerario di Valle Imperina, durante i lavori di ripristino della vecchia strada che portava agli impianti di frantumazione, casualmente è stato riaperto l’imbocco della galleria SANTA BARBARA.

    Nel 1962, quando la Società Montecatini decise di chiudere definitivamente l’attività estrattiva, l’ingresso venne tappato con un muro in cemento. Durante l’alluvione del 1966 il torrente Imperina, che tuttora scorre a circa 3 metri dall’imbocco, fece crollare un primo tratto della galleria lasciando in piedi il ‘tappo’ in cemento: quasi fosse un menhir posto per ricordarne la ‘sepoltura’.

 

 

 

Ingresso della galleria Santa Barbara,

riscoperto recentemente

 

 

 

Per la zona mineraria agordina, questa galleria riveste un’importanza considerevole, tenendo presente che è proprio su di essa che si hanno le notizie storiche più antiche. Viene infatti citata già nel 1483 dal MARIN SANUDO: è possibile quindi presumere che essa risalga ad una data ancora precedente.

    Quattro dei nostri rappresentanti hanno avuto la possibilità di visitare e documentare, con diapositive e filmato, questa opera di ingegneria mineraria antica. Durante i secoli la galleria ha subito sicuramente molte modifiche e la sistemazione, così come è stata ora ritrovata, risale probabilmente alla metà dell’ottocento; la sua struttura a doppio arco con sezione ellittica è, per gran parte, magistralmente rivestita da muratura di sassi a secco.

 

 

 

Sezione della galleria Santa Barbara

 

 

 

L’arco al piede, che veniva utilizzato per l’eduzione delle acque, era coperto con travi e tavolato sulle quali venivano poste le rotaie per l’asporto del minerale con carrelli; negli ultimi anni di attività le rotaie vennero poi tolte e recuperate. A parte le strutture in legno della galleria, ormai quasi completamente marcite, il resto è perfettamente conservato e integro e merita di essere recuperato per una valida finalità didattica e / o turistica .

 La ‘S. Barbara’ ha uno sviluppo quasi orizzontale di circa 500 metri e si congiunge al pozzo Donegani alla profondità di 37 m. rispetto alla Galleria Magni. Ora, a circa 60 m. dall’imboccatura, la galleria non è più percorribile perché riempita da materiale di tipo fluviale.

 Come già sopra accennato, quest’opera merita di essere recuperata, oltre che per la sua struttura achitettonica, anche per la notevole importanza storica che riveste nel complesso minerario di Valle Imperina.                                                                                  

  d. preloran

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